Pirati informatici: Perchè fare download illegali di film dalla rete

Pirati informatici: Perchè fare download illegali di film dalla rete

Dopo aver parlato delle tipologie dei crimini informatici nelle aziende è utile dire che in questo modo la grande industria cinematrografica diventa, perciò, pari a un singolo utente che può scaricare o condividere un film pirata direttamente da casa sua.

Proprio questi sono da considerarsi come un pirata informatico non Hacker/Cracker. Spiegiamoci meglio. Lo spettatore più comune, infatti, compie un’azione illegale quotidianamente. Dati del 2012 ci dicono che il numero di download, che mediamente equivale alla metà del numero  di spettatori che poi ne usufruiscono, è pari a 96.681.133 solo negli Stati Uniti, seguiti da Inghilterra e Italia.

Continuando l’analisi da un punto dal punto di vista del pubblico, si può affermare che l’industria cinematografica non è stata di certo quella più colpita dalla crisi del 2008. Dati forniti da “La Repubblica” ci dicono che, dal 2009 al 2014, gli incassi del  cinema su scala mondiale sono aumentati del 33%. Pertanto si può affermare che la pirateria, nonostante provochi danni economici consistenti all’industria audiovisiva da una parte, dall’altra è  un grande alleato e permette l’accesso ai prodotti a un pubblico molto più ampio. Questo stesso pubblico, non è più passivo, non guarda semplicemente un film, ma lo condivide illegalmente su internet o in proiezioni di convegni e quant’altro. Inoltre, il pubblico può essere attivo e anche produttivo.

Pirati informatici: Perchè fare download illegali di film dalla rete

 

Perchè gli utenti diventano pirati informatici?

Grazie a canali di distribuzione gratuita video quali YouTube o Vimeo, ognuno di noi può condividere materiale preso, ad esempio, da film scaricati illegalmente. Solitamente questi prodotti sono rimontati o ridoppiati a mo’ di parodia.

Canali di condivisione oramai chiusi come MegaUpload, hanno coperto fino alla loro chiusura, circa il 4% del mercato pirata mondiale. Così i produttori, i videomakers e i registi  indipendenti hanno potuto rendere fruibile il proprio materiale, che altrimenti non avrebbe mai potuto circolare.

Un pubblico sostanzialmente annoiato dall’offerta in sala e dei produttori che spesso se la prendono con la pirateria, come se fosse l’unico problema.

Tornando un attimo indietro se tutto questo è permesso dagli Hacker-pirati, questi divengono delle figure piuttosto ambigue. Compiendo azioni illegali, infatti, hanno aperto l’industria audiovisiva al mondo degli indipendenti e spesso hanno agevolato  la distribuzione dei film delle major. Queste e i loro prodotti sono continuamente pubblicizzati in maniera gratuita. Forse è proprio per questo che il fenomeno rimane incontrollato.

“Se non puoi sconfiggere il nemico, fattelo amico” o trai dal nemico ciò che può potenziarti.

Le ultime trovate dei distributori e dei produttori sembrano seguire questa teoria. Due piattaforme come Spotify e Netflix, si basano sullo streaming, il metodo più utilizzato per distribuire illegalmente i prodotti. Con circa 10€/mese per il primo e 8$/mese per il secondo, gli utenti possono usufruire legalmente  di prodotti on-demand.

Sarà proprio questa la soluzione?

Nonostante Netflix, in America vengono sviluppate due realtà che imprimono un’accelerazione inarrestabile alla condivisione di qualsiasi tipo di file. Popcorn Time che viene ribattezzato il Netflix pirata, subito chiuso e poi riaperto e che dà la possibilità di vedere in streaming migliaia di film utilizzando i file torrent, e il sito TvStreamcms che opera probabilmente il passo definitivo in questa strenua battaglia tra il diritto alla condivisione e la necessità che venga riconosciuto a chi produce  un ritorno economico. Le case di produzione dovranno sicuramente ripensare i propri modelli distributivi, dare la possibilità di fruire un film sul dispositivo che si preferisce (lo schermo della sala, il televisore o il proprio smartphone) e adeguare i prezzi alle differenti piattaforme. Internet più che uno spazio da combattere si prospetta, così, come l’ennesima frontiera da dover definitivamente conquistare: l’ennesima corsa all’oro su cui piantare la propria bandiera.

La pirateria rimane comunque illegale. L’articolo 171bis della legge italiana sul diritto d’autore sanziona penalmente chiunque duplichi, distribuisca o venda “abusivamente” programmi per elaboratore per fini di profitto.

Download illegali di film dalla rete

Perché, allora, quando si scarica o si guarda un film in streaming non si ha la sensazione di rubare?

Nell’approccio dei pirati informatici all’oggetto film si rileva un cambiamento “culturale” in cui sembrano confluire fattori diversi ma convergenti. La possibilità di digitalizzare il film e di possederlo in forma di file cambia la percezione del materiale stesso.

  • cessa di essere un “oggetto” dotato di caratteristiche distintive e diviene file tra altri file;
  • può essere fruito in modo istantaneo (i gesti per avviare la riproduzione sul PC sono minimi, la riproduzione può essere avviata dal punto desiderato), ma anche potenzialmente destrutturante rispetto al testo filmico e della sua natura  di “racconto” (la consequenzialità delle scene può essere modificata senza sforzo, intere sequenze possono essere saltate).
  • Si fa strada l’idea che un film possa essere immediatamente accessibile attraverso canali diversi e simultanei, non rendendo necessario un “tempo di attesa” La moltiplicazione delle piattaforme tecnologiche che consentono la visione di un film (I-Pod, lettori DVD portatili, convergenza tecnologica tra PC e televisore) la legittimazione di una fruizione on-the-go (in movimento, frammentata, disturbata da fattori esterni / ambientali) o accompagnata dallo svolgimento di attività parallele  (navigare sul web, chattare, riorganizzare file e cartelle).

Il fenomeno (dei pirati informatici) ha portato con sé anche una profonda trasformazione nella percezione del fenomeno che non è più considerato come una sottrazione indebita di un materiale audiovisivo bensì la condivisione e lo scambio di file. Il web viene vissuto come uno spazio “libero” e non dà la sensazione di commettere un’azione illegale. La sensazione di “assenza di reato” è amplificata sul piano psicologico dalla smaterializzazione dei contenuti scaricati (non si sottrae nulla di concreto).

Questo è accaduto nel passaggio da una pirateria “fisica”, la quale agiva su VHS e DVD a quella digitale mentre un terzo tipo di pirateria, detta “idiretta”, rimane quella più difficile da controllare.

Pubblicato da Vito Lavecchia

Lavecchia Vito Ingegnere Informatico (Politecnico di Bari) Email: [email protected] Sito Web: https://vitolavecchia.altervista.org

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