Le caratteristiche specifiche del Distributed Object Computing (DOC)

Le caratteristiche specifiche del Distributed Object Computing (DOC)

Le principali caratteristiche del Distributed Object Computing (DOC) sono le seguenti:

  • il sistema è modellato come un insieme di oggetti, ciascuno dei quali rappresenta in modo naturale un oggetto di business dell’organizzazione, cioè una risorsa che svolge un ruolo nei processi aziendali; gli oggetti comunicano tra loro attraverso lo scambio di messaggi;
  • non esiste una netta distinzione tra oggetto client e oggetto server, in quanto uno stesso oggetto può essere contemporaneamente cliente ed offrire servizi ad altri;
  • la granularità degli oggetti sulla rete può essere molto più fine rispetto a quella implicitamente considerata nei sistemi client/server tradizionali;
  • non sono imposti vincoli sulle piattaforme hardware, sui sistemi operativi, sui protocolli di comunicazione e sui linguaggi di programmazione da usare, in quanto l’incapsulamento in un oggetto dei suoi dettagli realizzativi e la separazione tra interfaccia verso l’esterno e caratteristiche realizzative interne sono principi fondamentali dell’orientamento agli oggetti

Un ambiente di DOC si caratterizza, in generale, per la disponibilità di (si veda a tal proposito la figura seguente):

  • Interface Definition Language (IDL). E’ un linguaggio per descrivere le operazioni di un oggetto software accessibili esternamente; consente di definire le operazioni disponibili per un oggetto e i parametri per l’invocazione dell’operazione. IDL è importante perché fornisce un modo normalizzato per definire i servizi resi disponibili da un oggetto. Definita l’interfaccia l’oggetto può essere richiamato ed usato da un qualsiasi altro oggetto cliente, anche se quest’ultimo è realizzato in un differente linguaggio di programmazione. Con IDL si stabilisce una sorta di contratto tra il client ed il server: il server fornisce servizi coerenti con l’interfaccia, il client richiede i servizi in modo conforme a quanto stabilito dall’interfaccia.
  • Protocolli d’interoperabilità. Un IDL definisce interfacce comuni per gli oggetti, ma non specifica il modo in cui le richieste e le relative risposte sono trasmesse sulla rete. La trasmissione delle richieste di servizio e delle risposte è la seconda funzione base di un middleware di DOC ed è ottenuta con un protocollo d’interoperabilità che specifica il tipo di messaggi da scambiare e la loro interpretazione. La complessità del protocollo è direttamente collegata al potere espressivo dell’IDL; il processo di trasformazione delle strutture dati in messaggi è detto marshaling, e la relativa decodifica dei dati dal messaggio è detto unmarshaling.
  • Message Broker. Una tematica importante in un ambiente di DOC riguarda il meccanismo con il quale i clienti dei servizi riescono a individuare i serventi di interesse e ad instaurare con essi il colloquio. Il più semplice approccio è la strategia direct mail, nella quale ogni oggetto conosce l’indirizzo esatto (indirizzo IP nel caso in cui il protocollo di rete sia TCP/IP) di ogni altro oggetto al quale voglia inviare messaggi. Una tale strategia è efficiente ma poco flessibile, in quanto ogni oggetto è conosciuto in rete in quanto collegato all’indirizzo di un server. Un cambiamento di configurazione imp lica che tutti i client debbano essere informati delle nuove allocazioni di servizi. La soluzione a tali difficoltà è costituita dall’introduzione di un message broker (ORB – Object Request Broker), che funge da registro per l’instradamento dei messaggi. In questo modo possono essere utilizzati nomi descrittivi che il broker traduce in indirizzi fisici. Un broker fornisce alcuni benefici fondamentali: nella progettazione fornisce un buon modo per separare la complessità della rete dalle funzionalità dell’applicazione distribuita; nell’operatività del sistema rende più semplice riconfigurare un’applicazione in caso di aumento del carico o di
  • Servizi di Supporto. Le piattaforme per il DOC più moderne offrono servizi di supporto che rendono più semplice sviluppare applicazioni distribuite. Un esempio classico è il Naming Service, che permette ai componenti distribuiti di localizzarsi l’uno con l’altro sulla rete. La ricchezza dell’insieme dei servizi di supporto offerti è elemento critico per permettere il rapido sviluppo di applicazioni distribuite flessibili e
  • Strumenti di sviluppo e componentware. Gli ambienti di DOC più moderni sono completati da strumenti di supporto alle attività dei progettisti e dei programmatori che ne facilitano il compito, sia automatizzando l’esecuzione di alcuni passi realizzativi, sia inglobando in oggetti riusabili la soluzione di problematiche tecniche e applicative specifiche. Gli strumenti più potenti sono quelli che rendono trasparente il processo di distribuzione degli oggetti sulla rete: essi nascondono molte delle complessità del middleware stesso, permettendo di concentrarsi maggiormente sulle problematiche proprie del dominio applicativo.
Le caratteristiche specifiche del Distributed Object Computing (DOC)
Le caratteristiche specifiche del Distributed Object Computing (DOC)

L’adozione di infrastrutture ad oggetti distribuiti permette di cogliere i seguenti benefici:

  • disponibilità e qualità del servizio elevate;
  • scalabilità delle soluzioni,
  • adattabilità, flessibilità ed apertura;
  • economicità;
  • semplicità di realizzazione e gestione a livello operativo.

Pubblicato da Vito Lavecchia

Lavecchia Vito Ingegnere Informatico (Politecnico di Bari) Email: [email protected] Sito Web: https://vitolavecchia.altervista.org

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