Linux: il sistema operativo Open Source

Linux: il sistema operativo Open Source

Il termine free software, utilizzato dai seguaci di questo movimento, non ha nulla a che vedere con il prezzo del programma, ma vuole esprimere il concetto di libertà: il termine ‘free’ significa sia ‘gratis’ che ‘libero’. Questo è il motivo per cui i sostenitori del ‘free software’ temono che possa essere frainteso il vero scopo del movimento, ossia quello di portare una ‘ventata di libertà’ nel mondo dell’informatica.
Quattro sono le libertà fondamentali che un programma deve garantire all’utente per poter essere considerato software libero:

  1. libertà di eseguire il programma per qualsiasi scopo;
  2. libertà di modificare il programma secondo i propri bisogni (perché questa libertà abbia effetto in pratica, è necessario avere accesso al codice sorgente del programma);
  3. libertà di distribuire copie del programma gratuitamente o dietro compenso;
  4. libertà di distribuire versioni modificate del programma, così che la comunità possa usufruire dei miglioramenti apportati.

Linux - il sistema operativo Open Source
Linux – il sistema operativo Open Source

Una volta inteso correttamente questo significato non sorprende scoprire che la vendita dei software non solo non contraddice lo spirito del software libero, ma è anzi incoraggiata da Stallman (il creatore di UNIX) quale metodo per reperire fondi da destinare allo sviluppo dei programmi. Per conseguire lo scopo del progetto GNU, cioè quello di garantire libertà agli utenti, vi è bisogno anche di termini di distribuzione che evitino che il software GNU sia trasformato in software proprietario.
Per questo motivo Stallam inventa, con l’aiuto di esperti avvocati, un nuovo tipo di licenza, la ‘GNU Licenza Pubblica Generica’ o GNU GPL, la quale garantisce a tutti gli utenti le quattro libertà fondamentali, vietando a chiunque di imporre restrizioni.
La GNU GPL è una licenza per software libero, è il punto di partenza per il free software. La licenza è stata scritta da Richard Stallman e Eben Moglen nel 1989, per distribuire i programmi creati dal Progetto GNU. GNU GPL si contrappone alle licenze per software proprietario e permette all’utente libertà di utilizzo, copia, modifica e distribuzione per cui è diventata una delle licenze per software libero più usate.
Il testo della GNU GPL è disponibile per chiunque riceva la copia di un software coperto da questa licenza. I licenziatari che accettano le sue condizioni hanno la possibilità di modificare il software, di copiarlo e ridistribuirlo con o senza modifiche, sia gratuitamente sia a pagamento.

La Free Software Foundation (FSF) detiene i diritti di copyright per il testo della GNU GPL, ma non detiene i diritti del software rilasciato con questa licenza. A meno che venga emessa una specifica nota di copyright da parte della FSF, l’autore del software detiene i diritti di copyright per il suo lavoro ed è responsabile di perseguire ogni violazione della licenza riguardante il suo software.
A differenza dei software con essa distribuiti, la GNU GPL non è liberamente modificabile: copiarla e distribuirla è permesso, ma modificarla è vietato. La FSF permette di creare nuove licenze basate sulla GNU GPL, a patto che tali licenze non usino il suo preambolo senza permesso. Dato che, solitamente, la nuova licenza non è compatibile con la GNU GPL, la FSF sconsiglia di creare versioni modificate.

L’ origine del movimento Open Source

Nella primavera del 1997, un gruppo di leader della comunità del ‘Free Software’ si dà appuntamento a Mountain View, in California. Il loro obiettivo è trovare un modo per promuovere le idee legate alla distribuzione gratuita di software presso coloro che, finora, hanno rifiutato questo concetto.
I comandamenti alla base di questo movimento sono:

  • dimenticare la strategia ‘bottom-up’ e puntare su quella ‘top-down’. La strategia storica di diffondere i concetti dal basso verso l’alto, ovvero dai tecnici ai boss, si è rivelata un fallimento, per questo bisogna abbandonarla e passare ad imporre le decisioni dall’alto, cercando di coinvolgere subito i dirigenti delle alte sfere;
  • considerare Linux come il loro caso più rappresentativo. Se Linux non riesce a consolidare l’innovazione non può riuscirci nessun altro sistema;
  • attirare l’attenzione dei mass media più prestigiosi, che influenzano le opinioni dei top manager e degli investitori;
  • utilizzare il marchio ‘Open Source’ come garanzia di genuinità. Per scongiurare il rischio che il termine venga abbracciato ed esteso da Microsoft o da altri grandi produttori, stravolgendone il significato, Raymond decise di registrarlo come marchio di certificazione.

La campagna Open Source, prende il via rapidamente e tramite Internet, raccoglie intorno a sé una rete di alleati, tra cui alcuni importanti personaggi del mondo dell’economia.
Ben presto si delineano i primi successi: diversi produttori di hardware e di software conducono sondaggi nella comunità Open Source ed iniziano a formulare strategie mirate ad avvantaggiarsi del nuovo modello.

Il successo è reso ancor più evidente dalla preoccupazione che affligge la più grande impresa ‘close source’ e che trapela dagli ormai famosi ‘Halloween Documents’, così denominati in quanto testimonianza della ‘paura’ che nutre Microsoft nei confronti del ‘Pinguino’. Non è difficile immaginare la preoccupazione da parte della più importante azienda di software esistente, nei confronti di questa nuova filosofia.

Il movimento Open Source si configura, oggi, come un successo perché ha contribuito a sdoganare il concetto di software libero in campo aziendale dove, fino a pochi anni addietro, era guardato con sospetto o condiscendenza. La voluta neutralità del movimento di Raymond verso gli aspetti etici e politici non può, però, andare a genio a Stallman che, al contrario, pone l’accento sulle motivazioni ideali. L’assioma del movimento ‘Free Software è che l’utente merita la libertà, idea, questa, che il movimento ‘Open Source’ ha progettato di non far emergere.

Pubblicato da Vito Lavecchia

Lavecchia Vito Ingegnere Informatico (Politecnico di Bari) Email: [email protected] Sito Web: https://vitolavecchia.altervista.org

Una risposta a “Linux: il sistema operativo Open Source”

  1. La politica Open Source sugli applicativi software è una cosa grandiosa. Spero che questa diventi sempre più parte del pensiero umano in modo che ognuno di noi possa nel suo piccolo migliorare questo grande mondo. Grazie per tutti i tuoi articoli! Vito A.

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