Nuove tecnologie informatiche per la crescita aziendale e del business

Nuove tecnologie informatiche per la crescita aziendale e del business

Le tecnologie ICT sono apprezzate da consumatori ed imprese per la loro potenza di calcolo che permette di trarre maggior valore dalle informazioni disponibili, diminuendo il costo e/o aumentando le prestazioni. Ma questo è solo l’inizio per le tecnologie informatiche di un percorso che va ben al di là. Infatti la potenza di calcolo si traduce in miglior efficienza che abbatte i costi, tuttavia la capacità concreta di utilizzare le ICT ha importanti effetti nel metodo di lavoro, potendo accedere all’intelligenza della rete, che può diminuire la complessità.

Con l’avvio della new economy, le nuove tecnologie informatiche e digitali erano l’innovazione principale che mettevano a disposizione dell’economia la chiave di svolta, ovvero calcolo e comunicazione a basso costo, il cui utilizzo aumentava il settore offerente gli strumenti ICT, creando nuovi posti di lavoro e rendimenti del capitale. Quello che un po’ è da sempre accaduto a seguito delle innovazioni fondamentali (carbone, energia elettrica, etc.).

Nuove tecnologie informatiche per la crescita aziendale e del business
Nuove tecnologie informatiche per la crescita aziendale e del business

Le ICT sembrano perciò essere l’asse portante della crescita: da un lato il settore che le produce cresce giacchè aumentano vendite e guadagni, dall’altro i settori utilizzatori crescono poiché abbassano i costi ed ottimizzano l’uso dei fattori e la loro relazione con i clienti rispetto il passato.
Dopo i primi anni dall’avvento della new economy, cioè alla fine del secolo scorso, l’attenzione verso l’importanza rivestita dalle ICT cala bruscamente; si inizia a parlare di nuove tecnologie esclusivamente in riferimento alla telefonia mobile (cellulari e tablet) o ai social network, lasciando nell’ombra i reali usi produttivi che le ICT rappresentano in quanto risorsa.

Come si è accennato precedentemente, le imprese potrebbero:

  • Attivarsi in tal senso, utilizzando le risorse di calcolo e comunicazione per ridurre i costi, monitorare i processi, controllando le variabili da gestire.
  • Estendere la rete di divisione del lavoro tra produttori e potenziare il flusso di interazione con i consumatori, aumentando così il bacino di uso dei prodotti e servizi offerti.
  • Trasformare la base cognitiva dell’azienda a seguito dei flussi di conoscenza condivisi con l’esterno, ai processi di condivisione con i partner della rete e ad un diverso modo di ottenere le conoscenze.

Da questo punto di vista le ICT non sono solo un mezzo per ridurre i costi o velocizzare le operazioni facendo le stesse cose di prima, ma anche una leva per permettere alle aziende di cambiare il proprio modello di business creando reti più estese e differenziate con altre imprese; si cerca di giungere ad una progressiva costruzione di un sistema basato sull’intelligenza di rete e sui suoi possibili utilizzi. È un miglioramento della qualità di operare.

Utilizzare le nuove tecnologie informatiche al fine di ridurre i costi è stato il riferimento proprio della new economy, potenziare le reti sfruttando Internet è stato quello della successiva net economy, modificare la distribuzione delle specializzazioni cognitive rilasciando all’impresa asset immateriali e competenze è quello della corrente knowledge economy. I grandi moltiplicatori cognitivi forniti dalle ICT risultano la fonte principale per globalizzare i mercati: il capitalismo globale della conoscenza è l’unificazione delle tre rivoluzioni avviate dalle ICT: costi, rete, conoscenza.

Proprio lo scarso investimento nelle nuove tecnologie rischia di impedire alle imprese italiane di approfittare delle due grandi ondate che stanno condizionando il nostro tempo, le globalizzazione dei mercati e la smaterializzazione del valore: le ICT sono l’unico mezzo per far fronte ad un allargamento geografico dei mercati e alla configurazione in versioni immateriali delle conoscenze. Questo fondamentale aspetto è però stato colto solo da una minoranza di imprese, perché la maggioranza di esse utilizza le ICT con finalità di gran lunga inferiori alle loro potenzialità, come ad esempio la dotazione di una mail o di un sito aziendale, restando scettica dinnanzi un sistema ERP, una piattaforma avanzata di CRM verso i clienti, un sistema integrato di gestione degli ordini e della logistica od una presenza specifica nel web.

Non è possibile pensare che un’azienda possa intrattenere rapporti di lunga distanza senza essere dotata di ICT che rendano efficaci le comunicazioni in tempo reale, su scala mondiale.
Oltretutto si riscontrano ritardi nell’utilizzo di sistemi di misurazione delle performance, il che implica che le funzioni IT vengono assorbite nella gestione del “giorno dopo giorno”, piuttosto che essere inserite nello sviluppo corrente del business. Questo indica come il livello di governance non sia ancora ottimale.

Nello scenario competitivo attuale, si possono evidenziare per l’IT svariate possibilità al fine di contribuire all’efficienza ed efficacia aziendale, fra queste sono da mettere in rilievo il miglioramento dei processi per avere flessibilità e rapidità decisionale e di sviluppo ed il miglioramento della tracciabilità degli stessi, l’elaborazione ed analisi dei dati disponibili mediante la Business Intelligence, l’abbassamento dei costi operativi e la possibile attivazione di nuovi canali di vendita e/o possibilità commerciali.
Se l’IT non venisse più concepito come “strumento” ma come “strategia integrata”, potrebbe proporre soluzioni coerenti con gli obiettivi di business secondo l’organizzazione per processi: anzitutto individuando le opportunità di miglioramento del processo in essere, poi rilevando le urgenze latenti e proponendo un servizio e/o una soluzione ed infine selezionando la tecnologia necessaria e sviluppandone la soluzione. La definizione di funzione strategica, vede lo sviluppo del dipartimento IT che da Technology Provider diviene Service Provider sino a giungere allo Strategic Provider, dove nel primo ruolo l’obiettivo era il miglioramento della infrastruttura IT poiché considerata come fornitore di tecnologia specializzata; nel secondo, da cui si sta uscendo, è identificare, pianificare e procurare gli specifici servizi richiesti, in questa fase però l’IT è visto come distinto dal business aziendale e quindi come fornitore di servizi, mentre il CIO come esperto tecnico; nel terzo ruolo, infine, l’IT dovrebbe essere considerato come creatore di valore per poter cogliere le nuove possibilità di business, infatti le due funzioni non sono viste come separate ed anzi le nuove tecnologie sono necessarie per la crescita del business.

Questa evoluzione comporta inevitabilmente dei cambiamenti nel senso di:
– Posizionamento dell’ICT nel modello organizzativo aziendale, tendendo a contribuire al business in modo diretto.
– Misurazione delle performance ed allineamento con gli obiettivi aziendali, ovvero con la strategia corporate.
– Pianificazione, ovvero valutazione degli investimenti e responsabilità nel ritorno degli investimenti stessi.
– Interfacciamento fra IT e business e possibili fornitori, cioè dialogo e collaborazione.
– Processi all’interno dell’IT, che devono essere formalizzati e condivisi;
– Knowledge management, consistente nella diffusione e condivisione delle conoscenze IT, da considerarsi patrimonio aziendale.
– Service desk, servizio di supporto al cliente (nel caso di outsourcing) o al collega (nel caso di insourcing).
– Demand management, attività consistente nell’identificare e comprendere le necessità del business interno all’azienda.

È auspicabile che entro i prossimi anni vi sarà quindi un cambiamento dei processi decisionali ed un maggiore allineamento delle performance e degli obiettivi di ICT con le strategie a livello di business aziendale, così da proporre creazione e implementazione di soluzioni che siano sì technology-based, ma che fungano da generatrici di valore per l’intera impresa, sia in termini di costi che di benefici.
Nonostante questi scopi ben chiari, rimane ancora un altro problema, infatti laddove vi sono funzioni IT proattive e predisposte allo sviluppo, mancano modelli strutturati per allineare le performance (e gli obiettivi) aziendali (quindi di business) alle performance complessive dello stesso reparto IT.

Pubblicato da Vito Lavecchia

Lavecchia Vito Ingegnere Informatico (Politecnico di Bari) Email: [email protected] Sito Web: https://vitolavecchia.altervista.org

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