Caratteristiche e requisiti di un sito stream linking

Caratteristiche e requisiti di un sito stream linking

Stream linking: outsourcing del video hosting

Ogni sito web deve necessariamente essere ospitato su un server, il quale ha la funzione di mantenere in memoria i dati necessari e renderli disponibili ai visitatori che li richiedono. Ogni volta che un visitatore visualizza un sito web, infatti, è il web server a trasmettere i contenuti richiesti. Nello stabilire la politica di hosting è necessario analizzare prima i bisogni dell’applicazione che si vuole creare. Questi sono generalmente la quantità di spazio di archiviazione disponibile, la potenza di calcolo richiesta, la velocità e la quantità di banda internet a disposizione periodicamente.
Siti come YouTube hanno bisogno di molteplici server per la conservazione dei file video degli utenti. Al contrario, un blog personale non richiede, almeno generalmente, una capacità di archiviazione altrettanto elevata. Per quest’ultimo sarà più importante rendere la navigazione degli utenti fluida e veloce. La potenza del calcolo della CPU del server diventa fondamentale quando questi deve far fronte a migliaia, o magari più, di richieste dei visitatori. Una CPU non adeguata al carico di lavoro può causare rallentamenti se non veri e proprie sospensioni de servizio, con conseguenti impatti negativi sull’esperienza di navigazione dei visitatori.

La prima scelta che deve affrontare chi si accinge a sviluppare una piattaforma di streaming è dove collocare i contenuti digitali, i video. In tal senso, l’amministratore può scegliere tra due opzioni. Da una parte vi è l’hosting proprietario, che consiste nel caricare i contenuti da trasmettere in streaming su uno o più server di proprietà dei gestori del sito stesso. Questo approccio consente piena libertà e controllo sui file, ma comporta dei rischi maggiori in caso di attività illecita, poiché la divulgazione dei contenuti è direttamente imputabile agli amministratori. Inoltre, presenta costi non indifferenti. Dall’altra vi è l’hosting di terze parti, scelta più comune fra i siti di streaming illegali. L’upload dei contenuti visivi (come film e telefilm) viene effettuato su piattaforme esterne. Queste vengono indicate per convenzione come cyberlockers e servizi di video hosting. Si tratta di siti di archiviazione e spesso streaming di per sé legali, simili in questo a Google Drive e Dropbox, sebbene abbiano un target diverso.

La tendenza generale però è quella di outsourcing circa l’hosting dei file video.
Infatti, la dotazione di un sistema proprietario di video hosting comporta costi di setup e gestione enormi, inutili se non si ha la possibilità di sfruttare economie di scala grazie all’attività svolta. Ecco perché per semplicità è meglio delegare rischi, oneri e onori a terze parti, i cyberlockers. Conseguenza diretta di questa scelta è quella di selezionare dal pool di video hosting services quello o quelli che presentano la migliore combinazione di garanzia tecnica e payout per gli uploader dei video. La scelta in questione necessita di flessibilità, poiché non è affatto raro che un servizio cessi di funzionare o che ne emerga un altro con un’offerta migliore.

In ogni caso, per un sito di stream linking che invece sceglie l’outsourcing, gli unici costi derivanti dall’hosting dei contenuti audiovisivi è quello del tempo impiegato per l’upload e il mantenimento degli stessi. Openload.co, ad esempio, cancella i file video dopo 60 giorni di inattività e gli altri dopo 30. Il che vuol dire che un visitatore non riuscirà a visionare un film quando nessun altro lo abbia fatto nei precedenti 60 giorni, poiché il file è stato eliminato da openload.co, ospitava. Questa politica rappresenta un duplice rischio per il gestore del sito di streaming. Un primo rischio per i gestori del sito di linking riguarda la possibilità di perdere visitatori fedeli, dato che questi potrebbero virare permanenti su servizi concorrenti su cui i video desiderati siano disponibili. Un secondo rischio, o meglio un costo, deriva dal fatto che non esistendo più il video in questione, all’utente non verrà visualizzata la pubblicità della quale una frazione va a retribuire chi abbia visualizzato o scaricato il file. È nell’interesse dei gestori fare in modo che i file caricati siano sempre disponibili, quindi che i tempi offline degli stessi sia ridotto al minimo.

Monitorare la situazione del singolo video non è complicato, ma lo diventa quando si ha a che fare con una moltitudine di documenti audiovisivi. Basti pensare che una singola serie tv può contare centinaia di episodi. A complicare la situazione è il fatto che i legittimi proprietari intellettuali utilizzino sistemi automatizzati per la segnalazione delle pagine web dove i propri lavori sono disponibili illegalmente. È comune che i gestori mettano così a disposizione degli utenti strumenti per segnalare che il video non è più disponibile, così da poter provvedere a ripristinarli nel più breve tempo possibile.

Caratteristiche e requisiti di un sito stream linking

Web hosting: requisiti di un sito di stream linking

Con web hosting ci si riferisce all’infrastruttura dedicata a ad ospitare e quindi rendere accessibile un sito web su internet. Deve possedere una capacità di archiviazione sufficiente ad immagazzinare i dati necessari per il corretto funzionamento del sito. Necessita inoltre di una velocità di connessione e di calcoli soddisfacenti, al fine di gestire le richiese, potenzialmente numerose e contemporanee, dei visitatori. Si tenga presente che in questo paragrafo, a differenza del precedente, non viene trattato dell’hosting dei video oggetti dell’offerta, ma quello dei vari file come immagini e database, che consentono il funzionamento essenziale del portale.

La diffusione di moltissimi servizi di web hosting a prezzi competitivi, a partire da pochi dollari al mese, rende di fatto molto conveniente scegliere una politica di outsourcing piuttosto che munirsi di un complesso apparato proprietario. L’offerta è segmentata in base alle esigenze e budget dei clienti. In genere, è comune poter scegliere tra: shared web hosting, cloud, VPS e server dedicati. Nel caso dello shared hosting, un server viene condiviso tra più utenti, i quali possono liberamente sfruttarne le risorse. Si tratta dell’alternativa più economica in quanto anche la più semplice. Tuttavia, dato che più siti web sono ospitati su uno stesso server, un comportamento scorretto di uno dei “vicini” potrebbe arrecar danno agli altri, causando loro rallentamenti o perfino blacklisting dell’indirizzo IP del server da parte dei motori di ricerca.

Il Cloud web hosting rappresenta un’alternativa molto scalabile che viene incontro a chi ha esigenze che lo shared hosting non può soddisfare. Le risorse utilizzate dal sito, in questo caso, non sono messe a disposizione da un singolo server, ma da una nuvola di server. Il carico di lavoro è quindi più distribuito e la sicurezza offerta è maggiore. Un virtual private server (VPS) è un’evoluzione dello shared hosting. Sebbene tutti i clienti utilizzino lo stesso server, le risorse di quest’ultimo sono ripartite in quote di utilizzo (per archiviazione, banda, potenza di calcolo), in modo tale da ridurre i problemi di convivenza caratteristici dello shared hosting. Vi è infine la possibilità di dotarsi di un server dedicato (dedicated server), che sebbene sia notevolmente più costoso delle opzioni precedenti, offre prestazioni decisamente migliori. Migrare da un servizio all’altro è relativamente semplice è veloce, quindi è preferibile partire da opzioni più modeste ed eventualmente effettuare un upgrade successivamente, se necessario.

Infine, è doveroso far presente che gli hosting service provider possono essere molti diversi tra loro, non tanto per il rapporto qualità/prezzo offerti, quanto per il loro target di clienti. Se da una parte, vi sono compagnie che si occupano di ospitare siti web in modo trasparente, dall’altra sono sempre più diffusi servizi che sono disposti a ospitare siti web illegali. Ad esempio, vi è un ramo di providers che promette, almeno a parole, di ignorare gli avvisi concernenti il DMCA. Che si tratti di mero marketing oppure no, è chiaro che un tale messaggio attiri individui interessati alla distribuzione di materiale protetto da copyright. Se del materiale protetto da copyright viene distribuito su internet da terzi senza alcun diritto, i proprietari o chiunque ne curi gli interessi possono richiedere che tali contenuti vengano rimossi dal sito web. Tale richiesta può essere inviata al proprietario del sito, al web hosting provider, o agli ISP. Nell’inerzia in buona o cattiva fede gel gestore del sito, è possibile che l’hosting provider prenda l’iniziativa e rimuova il contenuto oggetto della violazione. Tuttavia, se l’hoster non coopera con la richiesta, il contenuto rimane online e la violazione non cessa. Al legittimo proprietario del copyright non resta che richiedere l’oscuramento del sito per mano degli ISP tramite l’autorità giudiziaria.

Generalmente, chi promette di ignorare le takedown notices applica un leggero sovrapprezzo alle proprie tariffe. La politica di tali compagnie è quella di disporre i propri server in paesi che hanno leggi in materia di copyright rudimentali e/o che sono poco collaborativi con il DMCA (come ad esempio server offshore in Russia piuttosto che in Romania, Panama o Lituania). Il range di prezzi per un Virtual Private Server va da una soglia minima pari a circa 5$/mese a un massimo di circa 60$/mese, a seconda della potenza di calcolo, capacità dell’HDD e larghezza di banda offerte.

Pubblicato da Vito Lavecchia

Lavecchia Vito Ingegnere Informatico (Politecnico di Bari) Email: [email protected] Sito Web: https://vitolavecchia.altervista.org

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