Definizione, caratteristiche e classificazione del Crowdfunding

Definizione, caratteristiche e classificazione del Crowdfunding

Il crowdfunding

Il crowdfunding è uno strumento che permette la raccolta fondi (funding) dalla folla (crowd) per mezzo del web 2.0 mettendo in contatto il proponente del progetto con la massa di finanziatori attraverso piattaforme on-line dedicate.
La definizione sopra citata è quella più generale del fenomeno del crowdfunding, ma nella letteratura se ne possono trovare molteplici che includono tutti i fattori che intervengono in una raccolta di capitali per mezzo del canale internet. Di seguito la definizione coniata dal Framework for European Crowdfunding:

“Crowdfunding can be defined as a collective effort of many individuals who network and pool their resources to support efforts initiated by other people or organizations. This is usually done via or with the help of the Internet. Individual projects and businesses are financed with small contributions from a large number of individuals, allowing innovators, entrepreneurs and business owners to utilise their social networks to raise capital”

Dalla definizione emerge come il crowdfunding non si riferisce esclusivamente a una modalità di raccolta fondi bensì a un vero e proprio fenomeno antropologico, sociale ed economico, poiché coinvolge una massa di individui che creano una rete, uniscono le proprie risorse finanziarie e abilitano gli imprenditori alla raccolta fondi sfruttando i loro contatti.
La definizione spiega inoltre come il crowdfunding sia un’espressione del crowdsurcing. In quest’ottica la folla è intesa come un gruppo di interlocutori che svolge uno “sforzo” e costituisce un insieme di utenti di riferimento, di potenziali consumatori o, in alcuni casi, di co-autori del progetto. Tutti questi aspetti emergono dagli studiosi Estellés e Gonzàles (2012) che hanno svolto un lavoro di sintesi per cercare di unire in una sola definizione le numerose teorie che compaiono nella letteratura in merito al crowdsurcing:

“Il crowdsourcing è una tipologia di attività partecipativa online nella quale una persona, un’istituzione, un’organizzazione non a scopo di lucro o un’azienda propone ad un gruppo di individui, mediante un annuncio aperto e flessibile, la realizzazione libera e volontaria di un compito specifico. La realizzazione di tale compito, di complessità e modularità variabile, e nella quale il gruppo di riferimento deve partecipare apportando lavoro, denaro, conoscenze e/o esperienza, implica sempre un beneficio per ambe le parti. L’utente otterrà, in cambio della sua partecipazione, il soddisfacimento di una concreta necessità economica, di riconoscimento sociale, di autostima o di sviluppo di capacità personali; il crowdsourcer, d’altro canto, otterrà e utilizzerà a proprio beneficio il contributo offerto dall’utente, la cui forma dipenderà dal tipo di attività realizzata”.

La definizione di crowdsourcing introduce un principio fondamentale del crowdfunding: il ritorno atteso dagli attori coinvolti può essere di varia natura. Questo principio si è rivelato determinante per lo sviluppo e il successo del crowdfunding e, nei successivi capitoli, verrà approfondito sotto vari aspetti.

Classificazione del crowdfunding

In questo paragrafo, è presentata la classificazione più utilizzata a livello internazionale e ricorrente nella letteratura, che suddivide i progetti in base alla natura dello scambio tra proponente e crowdfunders.

In altre parole, in base alla diversa natura dello scambio i progetti vengono suddivisi in quattro categorie: donation-based, reward-base, lending-based ed equity-based. Oltre a queste quattro classi possiamo identificarne altre che vengono definite ibride in quanto presentano caratteristiche riconducibili a diverse tipologie di progetto.

Definizione, caratteristiche e classificazione del Crowdfunding

Donation-based

I progetti di questa classe prevedono che il finanziamento sia a tutti gli effetti una donazione e quindi non contemplano alcun tipo di ritorno tangibile. In tale classe, quindi, rientrano tutti i progetti proposti da ONLUS e in generale dalle organizzazioni no-profit. Inoltre appartengono alla categoria anche i progetti di privati che cercano fondi per scopi personali e quelli proposti da associazioni o istituzioni con lo scopo di finanziare attività socialmente utili (eventi culturali, realizzazione di strutture per le comunità, iniziative legate al mondo dell’istruzione ecc.).

Reward-based

I progetti di questa classe prevedono che a fronte del finanziamento il proponente riconosca una ricompensa (reward) non legata al risultato o ai profitti derivanti dal progetto. Questi reward possono essere di diversa natura; si va dai ringraziamenti personali da parte del proponente, alla consegna dell’output del progetto una volta ultimato, fino allo sconto per l’acquisto di un prodotto. In questa categoria rientrano i progetti legati al mondo creativo: artisti che cercano finanziamenti per produrre un libro, un disco, un film, per organizzare una tournée o una mostra, e che riconoscono al finanziatore una ricompensa come ad esempio i ringraziamenti nei titoli di coda del film e la consegna del disco o del libro una volta ultimato. Il valore economico del reward è ovviamente minore rispetto alla quota finanziata, ma questo meccanismo consente di incentivare la donazione da parte dell’investitore che in molti casi riconosce nel reward un valore maggiore rispetto al suo valore economico. Pratica molto diffusa è quella di proporre diverse classi di reward in base al numero di quote finanziate in modo da incentivare i crowdfunders ad investire maggiori somme di denaro.
I primi progetti di crowdfunding lanciati a partire dalla metà degli anni ’90 facevano parte di queste due classi ed è per questo che sono considerate le più consolidate.

Lending-based

I progetti di questa classe sono forme di prestito collettivo e prevedono che i crowdfunders prestino del denaro al proponente (società o privato) il quale in una data prestabilita si impegna a restituire il capitale e gli interessi dovuti. A loro volta questi progetti si dividono in due sotto classi:

  1. il microprestito che consiste nella fornitura di servizi finanziari a persone con basso reddito o che hanno difficoltà ad ottenere denaro dai canali di finanziamento tradizionali. In questo caso il prestito è raccolto da un gruppo di crowdfunders ed è gestito da un intermediario che solitamente è nominato dalla piattaforma;
  2. i prestiti P2P (peer-to-peer) che avvengono direttamente tra individui senza l’intermediazione di istituzioni finanziarie. In queste forme di prestito il rapporto tra proponente e investitori è di tipo uno a molti: il promotore richiede il finanziamento e questo viene spalmato tra diversi crowdfunders in modo tale da limitare l’impatto dei rischi di insolvenza sulla singola persona.

Equity-based

I progetti di questa classe consistono in offerte di capitale di rischio da parte di start-up o imprese in generale e i crowdfunders diventano a tutti gli effetti proprietari della stessa. Questa forma di crowdfunding è l’ultima nata e tuttora in continua evoluzione. La più grande limitazione di questa classe sono le normative vigenti che regolano i mercati finanziari. Infatti, ciò che viene offerto ai finanziatori sono a tutti gli effetti strumenti finanziari e, di conseguenza, le piattaforme e i soggetti emittenti devono sottostare ad una serie di norme stringenti. Nei diversi paesi si stanno sviluppando normative specifiche perché l’equity crowdfunding possa diventare un importante strumento di sostegno finanziario per le piccole imprese. Ad oggi l’unico paese ad avere una normativa rimane l’Italia, ma altri stati come USA e UK si stanno muovendo per pubblicare al più presto un loro regolamento. Introdurremo questi temi nel capitolo successivo dedicato all’equity crowdfunding.
L’impegno profuso dai soggetti coinvolti nello sviluppo di questo modello testimonia l’importanza che si attribuisce allo strumento per il sostegno alle start-up e in generale alle piccole medie imprese che, nel contesto economico attuale, faticano a ricevere capitali dai canali di finanziamento tradizionali. Nel capitolo successivo proporremo una classificazione per le piattaforme di equity crowdfunding basata sulle diverse modalità di operare anche in risposta al contesto normativo caratterizzante i vari paesi.

Oltre alle quattro classi sopra descritte ci sono altre tipologie di progetti che non possono essere ricondotti a una di queste o che appartengono a più classi contemporaneamente. Queste tipologie di progetto si definiscono “ibride”.

Social lending

É un modello molto simile al lending-based, ma con un’importante differenza: il proponente si impegna a restituire il capitale ai finanziatori, ma non paga alcun interesse sul prestito. Questa classe quindi unisce i progetti lending- based con quelli donation-based.

Revenue sharing o royalty-based

I progetti di questa classe sono analoghi a quelli equity-based, ma l’investitore non diviene azionista dell’impresa e il ritorno non dipende necessariamente dagli utili generati ma può essere pari ad una percentuale del fatturato o calcolata in base ad altre grandezze di risultato del progetto finanziato.

Ibridi

Questi progetti trattano gli investimenti ottenuti in modo diverso a seconda dell’ammontare investito: adottano il modello donation-based per finanziamenti di importo ridotto, il modello reward-based per chi sottoscrive più quote e il modello equity-based o revenue sharing per chi investe importi elevati.

Classificazione delle piattaforme

La classificazione più diffusa per le piattaforme si basa sui modelli di crowdfunding presentati. Avremo quindi piattaforme donation-based, reward-based, lending-based ed equity-based; e naturalmente alcune piattaforme che non sono specializzate su un singolo modello, ma che consentono di presentare progetti che rientrano in diverse classi.

Un secondo modo per classificare le piattaforme è quello basato sulle modalità con le quali vengono trattati i fondi raccolti::

  1. piattaforme che applicano la regola all-or-nothing (tutto o niente): il proponente riceve il finanziamento solamente se la raccolta fondi raggiunge l’obiettivo minimo di raccolta. Se alla data di scadenza della raccolta il finanziamento non raggiunge la soglia minima la piattaforma non procede con il trasferimento dei finanziamenti al promotore, ma si incaricherà di restituire il capitale ai crowdfunders.
  2. piattaforme take it all (prendi il tutto): non applicano la regola dell’all-or-nothing e a scadenza trasferiscono i finanziamenti ricevuti al proponente anche se il progetto non ha raggiunto la soglia di finanziamento prestabilita.

Alcune piattaforme di crowdfunding, inoltre, si concentrano solo su progetti che riguardano particolari tematiche o obiettivi. Per esempio ci sono piattaforme che raccolgono progetti che riguardano solamente il mondo della musica o del giornalismo, piattaforme equity-based che si foccalizzano solamente su start-up di un particolare settore industriale e così via.
Infine ci sono anche piattaforme che raccolgono progetti che provengono da una particolare area geografica.

Pubblicato da Vito Lavecchia

Lavecchia Vito Ingegnere Informatico (Politecnico di Bari) Email: [email protected] Sito Web: https://vitolavecchia.altervista.org

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