Definizione, significato e figure professionali della consulenza aziendale

Definizione, significato e figure professionali della consulenza aziendale

Definizione e significato

Con il termine “consulenza” si intende quella prestazione professionale, da parte di esperti, professionisti di un settore, che ha l’obiettivo di aiutare, consigliare, assistere un committente sulla base di richieste ed esigenze ben precise. La consulenza aziendale si è sviluppata grazie alla crescente importanza data, nel tempo, allo studio e all’analisi delle diverse pratiche di gestione aziendale. Il supporto consulenziale deriva dall’esperienza, dalle capacità e conoscenze di quelle risorse strategiche che vanno a creare valore aggiunto a realtà aziendali, di grandi, medie o piccole dimensioni, sulla base di determinate necessità, di media o lunga durata. L’utilizzo di risorse strategiche ha il fine di definire e implementare delle soluzioni e delle scelte altrettanto strategiche, fondamentali per la crescita di un’azienda o per la sopravvivenza di organizzazioni in crisi. Nella situazione economica attuale le aziende sono in forte competizione soprattutto in relazione al fattore tempo, alla rapidità e flessibilità, grazie alle quali è possibile ottimizzare l’efficienza dei processi interni, velocizzandoli, adattandosi al contesto di riferimento, con l’obiettivo di conseguire un miglioramento continuo per poter stare al passo con la concorrenza. Dirigere un’azienda, sia di grandi che di piccole dimensioni, richiede notevoli competenze settoriali che non tutti possono permettersi. Per questo oggi la maggior parte delle aziende si concentra sul proprio Core Business, delegando la gestione di problematiche a persone competenti, realizzando un profitto derivante sia dai costi risparmiati, sia dalla maggiore redditività ottenuta.

Definizione, significato e figure professionali della consulenza aziendale

La relazione tra consulente e cliente

La relazione tra cliente e consulente varia in base alla tipologia di collaborazione richiesta dal cliente, all’esperienza e alla professionalità del consulente, alla modalità di approccio al lavoro caratterizzanti della stessa società di consulenza. Per raggiungere concretamente determinati obiettivi comuni sarà sicuramente necessario instaurare un rapporto tale da permettere di lavorare sinergicamente. Tre dimensioni fondamentali su cui basare tale rapporto, con lo scopo di creare un legame produttivo e soddisfacente per entrambe le parti sono: collaborazione, condivisione della conoscenza e fiducia. Senza la collaborazione delle parti non ci sarà mai una consulenza efficiente. La condivisione della conoscenza, tra le parti, serve invece ad ottimizzare i tempi di elaborazione e risoluzione delle richieste. Di conseguenza la collaborazione, il trasferimento della conoscenza, quindi trasparenza reciproca, generano un equilibrio più che positivo sia per la relazione stessa, grazie al clima di fiducia raggiunto, sia per il benessere della realtà aziendale all’interno del quale si concretizza la collaborazione.

La figura del cliente

Tempi incerti, difficoltà nel reperire le informazioni, gestione di problematiche specifiche e imprevisti dell’ultimo momento, riorganizzazione aziendale, bisogno di competenza tecnica di settore, questi sono solamente alcuni dei motivi per cui una qualsiasi azienda potrebbe aver bisogno di un intervento consulenziale. Nell’ambito della consulenza aziendale il cliente, nel senso più generico del termine, è quell’organizzazione che utilizza, con degli obiettivi ben definiti, i servizi professionali e la competenza tecnica di una società esterna.

La figura del consulente aziendale

Chi lavora in una società di consulenza deve possedere alcuni requisiti fondamentali, sempre parlando in termini assolutamente generali, al fine di interfacciarsi al meglio sia con le persone sia con le situazioni che dovrà affrontare all’interno delle realtà delle aziende clienti. Ovviamente il rapporto tra azienda cliente e consulenti aziendali varia a seconda del contesto, della seniority e delle problematiche da affrontare, e di conseguenza dipende dal progetto all’interno del quale i consulenti vengono inseriti e si trovano ad operare. Solitamente il consulente viene visto sia come “problem-finder” che come un “problem-solver”, in relazione a diversi livelli d’intervento e al settore di riferimento. È importante per i consulenti avere delle importanti capacità diagnostiche, che gli permettano di fare delle valutazioni oggettive e puntuali sulle problematiche per il quale è stato richiesto il loro intervento. Le capacità di diagnosi sono strettamente connesse alla capacità di ascolto, che rientra all’interno delle così dette “soft skills”, grazie alla quale sarà possibile capire in maniera tempestiva la situazione e di conseguenza utilizzare gli strumenti più adatti per affrontarla. Sicuramente il consulente deve possedere delle spiccate capacità di adattamento e di inserimento all’interno di contesti aziendali e gruppi di lavoro sempre nuovi e pressoché sconosciuti. L’adattabilità diventa quindi flessibilità, in quanto nessuna situazione o progetto sarà mai uguale ad un altro.

La consulenza porta inoltre a relazionarsi e interfacciarsi con realtà aziendali diverse e, di conseguenza, a instaurare relazioni con persone altrettanto differenti. L’empatia è quindi un’altra caratteristica di un buon consulente, la capacità di interagire sia con il clima generale di un’azienda, sia con le diverse personalità che la compongono. Essere un consulente vuol dire quindi mettere a disposizione dell’azienda cliente le proprie competenze, per realizzare qualcosa di concreto. Per fare questo serve molta determinazione, competenza ma soprattutto molta passione per il proprio lavoro.

Pubblicato da Vito Lavecchia

Lavecchia Vito Ingegnere Informatico (Politecnico di Bari) Email: [email protected] Sito Web: https://vitolavecchia.altervista.org

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