Cosa sono e a cosa servono gli strumenti informatici per la comunicazione digitale

Cosa sono e a cosa servono gli strumenti informatici per la comunicazione digitale

Pratiche comunicative e comunicazione digitale

Dal punto di vista di un’analisi delle tecnologie della comunicazione e delle pratiche comunicative ad essa correlate, l’informatica sembra trovarsi in una posizione decisamente peculiare rispetto alle altre tecnologie che sono state tipicamente oggetto di studio della semiotica e di discipline ad essa affini. Il tratto  distintivo  più  appariscente  dell’informatica  è  la  sua  flessibilità di applicazione, che le consente di fungere da supporto a pratiche comunicative molto più diverse fra loro di quelle che possono essere consentite da tecnologie precedenti come ad esempio la stampa, la televisione o il telefono. Tradizionalmente siamo infatti stati abituati a avere a che fare con tecnologie che venivano utilizzate per un ventaglio di pratiche comunicative relativamente ristretto, mentre pratiche comunicative radicalmente diverse richiedevano tecnologie diverse.

Nonostante i numerosi studi sull’argomento, risulta piuttosto controverso indicare i parametri teorici da utilizzare per descrivere e distinguere fra loro quelle che stiamo chiamando ‘pratiche comunicative’. A un livello di analisi estremamente superficiale dovremo tuttavia tenere conto almeno dei seguenti aspetti:

  1. quantità e posizione reciproca dei partecipanti;
  2. grado di interattività;
  3. gamma dei sistemi semiotici coinvolti (che chiameremo in breve medialità).

Cosa sono e a cosa servono gli strumenti informatici per la comunicazione digitale

Esempio di comunicazione

Prendiamo come esempio dunque due tecnologie della comunicazione digitale molto diverse fra loro, come la televisione e il telefono. Osservandole secondo questi parametri possiamo, sia pure in maniera estremamente rozza, rendere conto della grande differenza che intercorre fra di esse: per quanto riguarda i partecipanti, la televisione prevede e presuppone un centro di emittenza e un numero elevato di destinatari, e una comunicazione a senso unico; il telefono prevede in genere due soli partecipanti che si trovano in posizione reciprocamente simmetrica, e hanno a disposizione le stesse funzionalità tecnologiche. L’interattività è bassa nel primo caso e decisamente alta nel secondo. Quanto a sistemi semiotici, la televisione può ricorrere a una potente comunicazione audiovisiva, mentre la comunicazione telefonica è in genere limitata all’uso della lingua parlata.

Il problema con l’informatica è che questi parametri banali e ragionevoli non aiutano a posizionarla in alcun modo. Come abbiamo visto nelle pagine precedenti, il computer funge già oggi da supporto a pratiche comunicative con qualsiasi numero di partecipanti, in relazioni reciproche sia simmetriche che asimmetriche. Queste pratiche possono raggiungere livelli altissimi di interattività, ma anche fermarsi a livelli molto bassi. La comunicazione digitale con strumenti informatici può essere limitata alla sola lingua scritta, ma può anche raggiungere alti livelli di multimedialità, abbracciando nel caso della realtà virtuale codici sensoriali tattili o olfattivi. Per queste ragioni, chi tenti di descrivere l’informatica nel suo complesso come una tecnologia della comunicazione rischia di trovarsi di fronte a un ornitorinco inclassificabile, e di affrontarla in maniera parziale, evidenziandone arbitrariamente alcuni aspetti a scapito di altri.

In realtà c’è, a nostro avviso, un errore di fondo in un approccio di questo genere, errore che deriva dall’antica abitudine di identificare la tecnologia con la produzione di oggetti e macchine materiali. Non si deve invece dimenticare che la produzione e il perfezionamento dei computer e delle reti informatiche come macchine fisiche, ovvero dello hardware, è solo una parte della tecnologia informatica. Qualunque applicazione informatica è il prodotto non solo di una tecnologia dello hardware, ma anche di sofisticate tecnologie del software, che spesso sono più specifiche delle prime. L’informatica andrebbe dunque considerata, da questo punto di vista, come una famiglia di tecnologie diverse, anche se imparentate ed eventualmente integrabili.

Un’altra ragione per procedere in questa maniera sta nel fatto che evidentemente le tecnologie della comunicazione si evolvono di pari passo con le pratiche che esse consentono. Nelle sezioni precedenti ci è capitato di osservare che  certe  pratiche comunicative (come  lo scambio di posta  elettronica o la partecipazione a una conversazione telematica di gruppo) sono strettamente imparentate con pratiche comunicative tradizionali, più o meno mediate da tecnologie. Questo non accade a caso: la progettazione di una tecnologia della comunicazione non può fare a meno di tenere conto delle pratiche comunicative a cui i suoi utenti sono avvezzi, e di puntare a un potenziamento e a un’evoluzione di esse. Le possibilità comunicative offerte dall’innovazione tecnologica non saranno esattamente quelle che erano disponibili in precedenza, la tecnologia offrirà senz’altro una serie di vantaggi e spesso qualche svantaggio, ma il fatto che essa riproponga caratteristiche di pratiche comunicative riconoscibili appare comunque una delle condizioni del suo successo.

Gli strumenti informatici e la comunicazione digitale

Uno studio semiotico della comunicazione digitale informatica che miri a scendere in qualche dettaglio non potrà dunque considerare l’informatica nel suo complesso come una tecnologia omogenea, ma dovrà distinguere al suo interno un insieme di tecnologie della comunicazione distinte fra loro. In prima approssimazione, sempre restringendo il campo ai casi in cui lo strumento informatico entra in gioco direttamente come supporto della comunicazione digitale (ovvero ai casi trattati di comunicazione telematica e di editoria su supporto informatico), possiamo individuare nel panorama attuale le seguenti categorie di applicazioni informatiche:

  1. Libri elettronici, ovvero ambienti per la lettura e per la consultazione di testi. Si tratta di opere che vengono pubblicate e diffuse in maniera non dissimile dalle opere a stampa, e che ciascun lettore fruisce generalmente in solitudine. Hanno spesso caratteristiche ipertestuali.
  2. Sistemi di interrogazione di banche dati, ovvero ambienti per il reperimento rapido di informazioni specifiche.
  3. Sistemi di diffusione di notizie e articoli in rete (prevalentemente News e BBS).
  4. Posta elettronica (email).
  5. Messaggerie in linea, ovvero ambienti che consentono l’interazione  in tempo reale fra persone più o meno distanti nello spazio.
  6. Realtà virtuale.

 

Pubblicato da Vito Lavecchia

Lavecchia Vito Ingegnere Informatico (Politecnico di Bari) Email: [email protected] Sito Web: https://vitolavecchia.altervista.org

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