Le nuove tecnologie dell’informazione che cambiano la società e il mondo

Le nuove tecnologie dell’informazione che cambiano la società e il mondo

Le nuove tecnologie rappresentano il punto di svolta della società attuale che rompe il legame con la precedente e diventa una società dell’informazione. Da qui si aprono numerosi dibattiti incentrati sul rischio di caduta nel determinismo tecnologico e di una visione del divenire sociale alla luce del carattere pervasivo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT). Lo studioso Bell afferma che “la nuova epoca dell’informazione non si basa su una tecnologia di tipo meccanico, ma su una tecnologia intellettuale”. Se infatti il modello sociale dell’epoca industriale era centrato essenzialmente sui beni materiali e concreti, il modello della società “liquida” contemporanea è decisamente fondato sui beni immateriali e non direttamente tangibili, quale è appunto la conoscenza, che infatti acquisisce nell’epoca contemporanea lo stato di ricchezza privata e al contempo collettiva e assurge addirittura a diritto fondamentale dell’essere umano.

Allo stesso tempo, le parti immateriali del lavoro sono diventate sempre più dominanti all’interno del processo economico e produttivo attuale, aggiungendo significative quantità di plusvalore ai prodotti attraverso forme efficienti di organizzazione delle risorse, delle relazioni e dei flussi di lavoro. In una parola, la comunicazione e la conoscenza si configurano sempre più non solo come elementi strategici che apportano vantaggi competitivi a specifici gruppi o comunità di persone, ma soprattutto come beni fondanti della società contemporanea. Non a caso si parla oggi di “società della conoscenza” e “società dell’informazione”.

Le nuove tecnologie dell'informazione che cambiano la società e il mondo

In questo contesto, le ICT rappresentano i facilitatori per eccellenza, in quanto offrono strumenti e piattaforme che allo stesso tempo si adattano e danno forma, plasmandole, alle nuove modalità individuali e collettive di creazione, elaborazione, fruizione e condivisione e accesso al sapere. Si capisce quindi il motivo per cui si fa strada la concezione di una tecnologia intellettuale che affianca, integra ed estende la valenza puramente produttrice della tecnologia meccanica: senza tecnologie dell’informazione e della comunicazione, infatti, verrebbe meno il motore stesso che alimenta il processo che pone la conoscenza al centro della società attuale. Questo sia da un punto di vista meramente pratico (ovvero di infrastrutture, architetture e protocolli) sia da un punto di vista culturale: per esempio, sono le tecnologie alla base del web 2.0 che hanno attivato concetti come quello dell’intelligenza collettiva o possibilità come quella della condivisione tra pari (peer-to-peer, P2P). Secondo Orlikowski “la tecnologia informatica è un prodotto della creazione umana, ma assume anche proprietà strutturali. In altri termini, la tecnologia è fisicamente costruita da attori attraverso i differenti significati che gli vengono attribuiti e le varie funzionalità che vengono utilizzate; tuttavia, una volta implementata, la tecnologia tende a diventare reificata e istituzionalizzata e sempre diventare parte oggettiva e strutturale dell’organizzazione”. Si può intendere la tecnologia allo stesso tempo come una variabile dipendente e indipendente dall’azione umana, poichè la relazione tra tecnologia e organizzazione è marcatamente dinamica: la tecnologia viene plasmata dalla caratteristiche organizzative e a sua volta diventa premessa e vincolo per le successive decisioni organizzative.

Questi concetti si applicano particolarmente alla nuova generazione, che è oggi la prima a essere nativa digitale, ovvero nata e cresciuta in un ambiente influenzato dalle ICT. Queste tecnologie, attraverso le possibilità che offrono soprattutto ai giovani, stanno contribuendo, nel bene e nel male, allo sviluppo di una generazione imperniata su competenze per certi versi radicalmente diverse da quelle che hanno caratterizzato le generazioni precedenti. Si pensi a capacità un tempo nettamente meno interessanti, come quella del multitasking; agli effetti culturali, a oggi non ancora del tutto noti, di una connessione perenne in reti sociali enormemente espanse e potenziate dalle tecnologie; alla possibilità di accesso alla conoscenza senza vincoli spaziali e temporali; alle capacità di produzione e coproduzione di contenuti. Tutte queste nuove possibilità si stanno traducendo, e continueranno a tradursi, in nuovi valori sociali e culturali condivisi che di fatto costituiscono il cuore della società della conoscenza e che saranno inevitabilmente destinati a guidare le prossime generazioni. In quest’ottica, le tecnologie non vanno considerate solamente come un insieme di strumenti di cui ci si può servire, bensì alla stregua di attori attivi e collaborativi nei processi e nelle dinamiche di knowledge-building. Scrive Friedberg: “Le tecnologie rappresentano un modo di cristallizzare e di fissare dei rapporti sociali e iscrivere una serie di prescrizioni in merito ai comportamenti auspicabili e necessari da parte di coloro che dovranno servirsene. Per quanto massiccia e dura possa essere, essa non elimina l’incertezza e quindi la negoziazione relativa alla cooperazione umana. Essa la struttura soltanto, la riduce e, in qualche modo, ne designa i luoghi e i protagonisti. E, al contempo, essa viene ristrutturata dalle negoziazioni necessarie per la sua messa in funzione e per il suo utilizzo”.

Le ICT e il web 2.0 vanno quindi pensati come veri e propri “partner intellettuali” che promuovono lo sviluppo delle competenze che caratterizzano la società dell’informazione e danno forma ai suoi valori (paritarietà, condivisione, delocalizzazione ecc.). Scrive Arina che “le tecnologie sociali consentono alle persone di raggiungere informazioni, conoscenza e altre persone che non sarebbero in grado di trovare offline, sorpassando quindi qualsiasi intermediario come scuole, postini, agenzie di viaggio e mezzi di comunicazione per incontrarsi. Il web sta diventando il più grande luogo di convergenza degli esseri umani”. Secondo Arina il web è diventato il “terzo spazio” dell’individuo contemporaneo, che si affianca, e talvolta si sostituisce, alla casa (primo spazio) e al lavoro o la scuola (secondo spazio). Nel “terzo spazio” le persone trovano opportunità di aggregazione, scambio, relazione, elaborazione, apprendimento, educazione, riflessività, e in definitiva di produzione personale e collettiva di significato. Le ICT sono il luogo in cui oggi si forma la cittadinanza digitale e uno dei luoghi in cui si forma la cittadinanza tout-court. Le tecnologie digitali consentono la costruzione delle identità culturali, individuali e di comunità; modellano la società come da essa ne sono modellate, e in questa sorta di simbiosi si osserva il ruolo attivo, oltre che pervasivo, delle ICT nella società odierna.

Pubblicato da Vito Lavecchia

Lavecchia Vito Ingegnere Informatico (Politecnico di Bari) Email: [email protected] Sito Web: https://vitolavecchia.altervista.org

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