Cosa sono e quali sono gli strumenti della Didattica 2.0

Cosa sono e quali sono gli strumenti della Didattica 2.0

In questo articolo sulla Didattica nell’era sempre più tecnologica, andremo ad esaminare le nuove tecnologie e gli strumenti didattiti a disposizione della didattica moderna: la Lavagna Interattiva e Multimediale (acronimo LIM), iPad/Tablet ed ebook. Tutti questi strumenti sono funzionali a un processo di “dematerializzazione” (sostituzione/integrazione dei tradizionali strumenti cartacei) a supporto della didattica.

Cosa sono e quali sono gli strumenti della Didattica 2.0

Lavagna Interattiva Multimediale (LIM)

Una Lavagna Interattiva Multimediale (LIM) è una periferica del computer: una grande superficie su cui si visualizza lo schermo di un computer grazie a un proiettore che vi è collegato. Non si tratta solo però di un grande spazio di visualizzazione, ma di una superficie interattiva sensibile al tocco di una penna e/o delle dita (a seconda del tipo di
tecnologia utilizzata). Ne risulta che tutto
quello che può essere visualizzato e utilizzato sul computer può esserlo anche sulla LIM. L’avvento della LIM nella scuola non è solo un fatto tecnico, ma dipende dalla scelta, da parte del Ministero, di promuoverne l’acquisto poiché, pur essendo uno strumento innovativo, si innesta in modo “naturale” nella struttura tradizionale delle classi. La LIM viene, infatti, considerata una tecnologia “invisibile”, non ha l’ingombro (logistico e fisico) del laboratorio e perciò si inserisce con facilità nel contesto classe; si potrebbe benissimo utilizzare come una vecchia lavagna d’ardesia.

Ci sono modalità diverse di uso della LIM, come evidenzia Simone Mazza, ma nessuna è più corretta di altre, dal momento che le strategie scelte dal docente sono giuste, se funzionali a determinati obiettivi e contesti:

  1. Trasmissiva strumentale: Il docente presenta contenuti didattici precedentemente preparati; potenzialità del videoproiettore in classe.
  2. Trasmissiva rielaborativa: Il docente rielabora materiali già strutturati, assemblandoli o modificandoli, in funzione di un obiettivo didattico. Il docente non chiama questi materiali “a supporto”, ma li “usa”. Il docente non si limita a mostrare qualcosa, ma mostra se stesso alle prese con questo qualcosa; oppure coordina una lezione arricchendola di materiali reperiti da fonti eterogenee.
  3. Trasmissiva produttiva: Offre l’opportunità al docente di essere il vero “creatore”, l’artefice dei materiali che andranno a costituire la sua lezione. Qui il docente realizza egli stesso nuovi contenuti, utilizza software didattici disciplinari, assembla asset per costruire intere lezioni.
  4. Collaborativa strumentale: Gli studenti cercano contenuti da studiare o semplicemente visualizzare (video, testi, immagini su motori di ricerca). Attraverso la rete gli alunni possono reperire qualunque tipo di informazione in modo rapido e funzionale. La spiegazione del docente viene arricchita o addirittura co-costruita dagli alunni, attraverso le possibilità della telematica.
  5. Collaborativa rielaborativa: Lo studente e il docente lavorano su testi e rielaborano contenuti,” trasformandoli” in materiale utile al raggiungimento di obiettivi didattici; un esempio può essere la costruzione di una mappa concettuale.
  6. Collaborativa critico-produttiva: Gli studenti lavorano (individualmente o in gruppo) e producono nuovi contenuti, utilizzando software didattici disciplinari e risorse disponibili in rete, creano materiale digitale in base agli obiettivi.

Dispositivi Mobile

Smartphone, iPhone, iPad, Tablet PC e console portatili partecipano alla stessa definizione di mobile device in quanto in ognuno di essi convergono le stesse tecnologie: testo, video, immagini, audio e su un medesimo supporto.

La caratteristica determinante del mobile, l’interazione condivisa, è il fulcro anche della didattica con questi nuovi mezzi: l’uso di strumenti mobili favorisce l’accesso “costante” ai contenuti, mentre la modalità di fruizione e interazione ripensa la modalità di scuola. Di fronte a questa tecnologia lo studente potrà essere pertanto un semplice fruitore di contenuti realizzati dal proprio docente o da altri esperti, oppure potrà produrre lui stesso nuovo contenuto sviluppando in tal modo la costruzione di conoscenza.
L’ obiettivo del Ministero è quello di dotare tutte le aule di computer e Tablet , perciò sta investendo, attraverso nella prospettiva di una progetti concreti in opportunità economiche sia per le famiglie che per gli istituti.

eBook

Un eBook è un libro in formato elettronico (o meglio digitale). Si tratta quindi di un file consultabile su computer, tablet, smartphone.
Gli eBook sono disponibili in vari formati, ogni formato corrisponde a delle caratteristiche specifiche in termini di visualizzazione e di dispositivi che ne permettono la lettura.

Per la lettura di un libro elettronico sono necessari diversi componenti:

  • il documento elettronico di partenza o e-text, in un formato elettronico (ebook format) come ad esempio l’ePub o altri formati
  • un software di lettura compatibile con tale formato
  • un dispositivo hardware di lettura (il più appropriato per la lettura di testi è un eBook reader con tecnologia e-ink).

Didattica 2.0

Con il termine “Didattica 2.0” si indicano un insieme di teorie e metodi di insegnamento in cui il soggetto, destinatario dell’attività didattica, partecipa in maniera attiva alla costruzione del processo di apprendimento, in un ambiente estremamente collaborativo, supportato da nuovi strumenti tecnologici digitali. L’etimologia del termine 2.0 rimanda al “concetto” di Web 2.0, coniato da Tim O’Reilly, per indicare l’evoluzione del Web che diventa interattivo, così da permettere all’utente la creazione di contenuti. In maniera analoga, nel mondo della didattica siamo di fronte a un cambio di paradigma: il Web è stato interpretato mettendo al centro gli studenti, i quali aggiungono un valore non trasmissibile attraverso un’ordinaria attività frontale.
Paolo Ferri, docente universitario presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’ Università degli Studi Milano-Bicocca, sottolinea la portata rivoluzionaria del Web 2.0 e gli effetti che ha avuto sui giovani, definiti “cittadini digitali” in formazione:

La “nuova Internet” si fonda sul protagonismo degli utenti e può fornire alla scienza della formazione un potente strumento per trasformare i modelli di insegnamento/apprendimento, con l’obiettivo di mettere finalmente in pratica un modello di didattica che consideri gli studenti non “vasi da riempire” ma talenti di cui favorire la crescita e le potenzialità.
Il docente non deve più semplicemente veicolare informazioni o trasmettere conoscenza, ma occorre che riesca a orientare gli allievi, rendendoli protagonisti della loro crescita, in ambienti sempre più collaborativi. E’ in corso, quindi, un’evoluzione del ruolo dell’insegnante che, con le nuove tecnologie, diventa coordinatore e facilitatore di un percorso di crescita caratterizzato da un pieno coinvolgimento del discente all’interno dell’ambiente di lavoro e da una continua condivisione del sapere.

Secondo alcuni articoli non ha senso provare a utilizzare alcuni strumenti se non si condividono alcune esigenze; queste le sue indicazioni di massima:

  1. Selezione della conoscenza
    Nella “società informazionale” in cui ci troviamo a vivere, la scuola non è più ambiente che eroga conoscenze, ma accoglie ragazzi che possiedono nozioni, seppur non elaborate criticamente. Rimane, quindi, un dovere delle scuola essere un punto di riferimento culturale per le nuove generazioni, fornendo criteri e strategie di selezione. Il computer (con o senza LIM), attraverso l’accesso a Internet, in questo senso è uno strumento utile in quanto consente la ricerca di informazioni, a partire da obiettivi.
  2. Personalizzazione della didattica
    Le classi sono diventati ambienti sempre più eterogenei, non solo per le percentuali crescenti di alunni stranieri o per i numerosi casi di diversabilità o disturbi specifici di apprendimento, ma anche per le differenti situazioni delle famiglie “autoctone” (situazioni lavorative, relazioni con i figli).
    La scuola deve quindi porre al centro la personalizzazione didattica per garantire il “successo formativo” a tutti gli alunni. I computer e Internet sono “contenitori” potenzialmente illimitati di risorse, adatte, per la loro struttura non materiale, a differenti stili cognitivi.
  3. Nuova mediazione dei contenuti
    Lo scenario in cui la comunicazione formativa si trova ad operare si definisce “cross-mediale”, dal momento che dà la possibilità di trasmettere lo stesso contenuto attraverso media diversi, in modo da ottenere vantaggi specifici da ciascun mezzo.
    La comunicazione passa attraverso canali differenti, anche se il paradigma lettura-scrittura rimane essenziale; occorre riflettere sull’influenza che i media hanno avuto sugli stili cognitivi e il modo di imparare. Fare lezione, oggi, significa trasmettere un’informazione in modi differenti rispetto all’uso esclusivo della parola scritta o parlata: c’è necessità che i contenuti siano mediati e veicolati in modo diverso, sfruttando tutte le potenzialità della comunicazione multimediale e soprattutto considerando anche le diverse abilità dei cosiddetti “nativi digitali”.
  4. Co-costruzione dei contenuti
    Con il computer e le opportunità offerte dalla rete, i contenuti si possono creare e costruire insieme: nasce l’idea di “scoprire” la realtà in modo autonomo e non affidarsi a dei contenuti pre-confezionati. In quest’ottica anche il docente muta sostanzialmente ruolo: da erogatore della conoscenza, egli diviene facilitatore di un’esperienza di investigazione.
  5. Recupero della laboratorialità
    L’idea di “esperienza” fa riferimento alla tradizione costruttivista del cosiddetto Metodo Attivo. La scuola un tempo dava maggiore importanza alla fase concreta dell’apprendimento, che prescrive che a una certa età il “fare” prefiguri un apprendimento più significativo e duraturo rispetto ad una didattica di solo ascolto e lettura. Questo aspetto si è andato perdendo, tuttavia l’uso del computer può rappresentare un ritorno alla manualità, in quanto offre la manipolazione degli elementi multimediali e un effettivo ritorno (seppur su un piano virtuale) alla scuola dei laboratori.
  6. Gestione di una società informatizzata
    Un dato indiscutibile è che ci troviamo in una società informatizzata: oggi i bambini imparano ad usare il computer prima che a leggere e imparano le funzioni di un telefono cellulare intuitivamente e contestualmente al primo accesso.

Pubblicato da Vito Lavecchia

Lavecchia Vito Ingegnere Informatico (Politecnico di Bari) Email: [email protected] Sito Web: https://vitolavecchia.altervista.org

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *