Azienda e tecnologie ICT

Azienda e tecnologie ICT

L’AZIENDA

Dal punto di vista economico, l’azienda può essere definita come un complesso sistematico di persone e capitale volto al soddisfacimento indiretto dei bisogni umani.

La prima informazione fornitaci da questa definizione riguarda il carattere sistematico dell’azienda. Essa è infatti un sistema, ossia un insieme di elementi o componenti tra loro interconnessi, che, in virtù di una specifica struttura di regole di funzionamento, si integra fino a creare un tutto organico dotato di una propria identità. Ne consegue che il valore dell’intero non è semplicemente pari alla somma dei singoli elementi che ne fanno parte e l’hanno generato, ma può essere maggiore o minore, a seconda che la combinazione delle sue parti costitutive sia fonte di un plusvalore per l’azienda, o al contrario, origine di inefficienze e/o inefficacia rispetto al perseguimento degli obiettivi organizzativi.


Ma quali sono gli elementi o componenti alla base di un’impresa?

Come già enunciato nella definizione, essi sono le persone e il capitale. Le persone, o capitale umano che dir si voglia, possiedono e investono le energie fondamentali per garantire la corretta attività dell’intero complesso aziendale, di cui rappresentano la vera forza motrice. L’esplicazione di energia volta al perseguimento di un dato fine è ciò che comunemente chiamiamo lavoro, che quindi non è altro che l’attività materiale o intellettuale svolta dal capitale umano.

Infine, una volta definito chi si vuol essere, è necessario reperire i mezzi finanziario o monetari da investire nel lavoro direttivo ed esecutivo e nell’acquisizione di beni e servizi. Questi ultimi verranno poi combinati e trasformati nel corso del processo produttivo per la realizzazione dell’output da immettere sul mercato.
Lavoro e capitale sono, quindi, fortemente interconnessi attraverso una struttura composta da procedure, processi produttivi, cultura aziendale, norme di comportamento e via di seguito, tramite cui danno origine all’azienda, mezzo di cui gli uomini si dotano per soddisfare indirettamente i propri bisogni. Per questo motivo si dice che l’azienda è un sistema strumentale.

LE TECNOLOGIE ICT IN AZIENDA

Le tecnologie ICT (Information and Communications Technology) sono apprezzate da consumatori ed imprese per la loro potenza di calcolo che permette di trarre maggior valore dalle informazioni disponibili, diminuendo il costo e/o aumentando le prestazioni. Ma questo è solo l’inizio di un percorso che va ben al di là. Infatti la potenza di calcolo si traduce in miglior efficienza che abbatte i costi, tuttavia la capacità concreta di utilizzare le ICT ha importanti effetti nel metodo di lavoro, potendo accedere all’intelligenza della rete, che può diminuire la complessità.
Con l’avvio della new economy, le nuove tecnologie digitali erano l’innovazione principale che mettevano a disposizione dell’economia la chiave di svolta, ovvero calcolo e comunicazione a basso costo, il cui utilizzo aumentava il settore offerente gli strumenti ICT, creando nuovi posti di lavoro e rendimenti del capitale.

Le ICT sembrano perciò essere l’asse portante della crescita: da un lato il settore che le produce cresce giacchè aumentano vendite e guadagni, dall’altro i settori utilizzatori crescono poiché abbassano i costi ed ottimizzano l’uso dei fattori e la loro relazione con i clienti rispetto il passato.
Dopo i primi anni dall’avvento della new economy, cioè alla fine del secolo scorso, l’attenzione verso l’importanza rivestita dalle ICT cala bruscamente; si inizia a parlare di nuove tecnologie esclusivamente in riferimento alla telefonia mobile (cellulari e tablet) o ai social network, lasciando nell’ombra i reali usi produttivi che le ICT rappresentano in quanto risorsa.

Le imprese potrebbero dunque:

  • Attivarsi in tal senso, utilizzando le risorse di calcolo e comunicazione per ridurre i costi, monitorare i processi, controllando le variabili da gestire.
  • Estendere la rete di divisione del lavoro tra produttori e potenziare il flusso di interazione con i consumatori, aumentando così il bacino di uso dei prodotti e servizi offerti.
  • Trasformare la base cognitiva dell’azienda a seguito dei flussi di conoscenza condivisi con l’esterno, ai processi di condivisione con i partner della rete e ad un diverso modo di ottenere le conoscenze.

Da questo punto di vista le ICT non sono solo un mezzo per ridurre i costi o velocizzare le operazioni facendo le stesse cose di prima, ma anche una leva per permettere alle aziende di cambiare il proprio modello di business creando reti più estese e differenziate con altre imprese; si cerca di giungere ad una progressiva costruzione di un sistema basato sull’intelligenza di rete e sui suoi possibili utilizzi. È un miglioramento della qualità di operare.
Utilizzare le nuove tecnologie al fine di ridurre i costi è stato il riferimento proprio della new economy, potenziare le reti sfruttando Internet è stato quello della successiva net economy, modificare la distribuzione delle specializzazioni cognitive rilasciando all’impresa asset immateriali e competenze è quello della corrente knowledge economy. I grandi moltiplicatori cognitivi forniti dalle ICT risultano la fonte principale per globalizzare i mercati: il capitalismo globale della conoscenza è l’unificazione delle tre rivoluzioni avviate dalle ICT: costi, rete, conoscenza.

Proprio lo scarso investimento nelle nuove tecnologie rischia di impedire alle imprese italiane di approfittare delle due grandi ondate che stanno condizionando il nostro tempo, la globalizzazione dei mercati e la smaterializzazione del valore: le ICT sono l’unico mezzo per far fronte ad un allargamento geografico dei mercati e alla configurazione in versioni immateriali delle conoscenze. Questo fondamentale aspetto è però stato colto solo da una minoranza di imprese, perché la maggioranza di esse utilizza le ICT con finalità di gran lunga inferiori alle loro potenzialità, come ad esempio la dotazione di una mail o di un sito aziendale, restando scettica dinnanzi un sistema ERP, una piattaforma avanzata di CRM verso i clienti, un sistema integrato di gestione degli ordini e della logistica od una presenza specifica nel web.

Non è possibile dunque pensare che un’azienda possa intrattenere rapporti di lunga distanza senza essere dotata di ICT che rendano efficaci le comunicazioni in tempo reale, su scala mondiale.
Oltretutto si riscontrano ritardi nell’utilizzo di sistemi di misurazione delle performance, il che implica che le funzioni IT vengono assorbite nella gestione del “giorno dopo giorno”, piuttosto che essere inserite nello sviluppo corrente del business. Questo indica come il livello di governance non sia ancora ottimale.
Come vedremo nei capitoli seguenti, il ruolo del CIO all’interno della media impresa italiana è ancora marginale, quando invece dovrebbe essere una figura coinvolta nei comitati direttivi aziendali, così da incentivare le performance e rendere proattiva la funzione IT.

Le tecnologie ICT in azienda

Nello scenario competitivo attuale, si possono evidenziare per l’IT svariate possibilità al fine di contribuire all’efficienza ed efficacia aziendale, fra queste sono da mettere in rilievo il miglioramento dei processi per avere flessibilità e rapidità decisionale e di sviluppo ed il miglioramento della tracciabilità degli stessi, l’elaborazione ed analisi dei dati disponibili mediante la Business Intelligence, l’abbassamento dei costi operativi e la possibile attivazione di nuovi canali di vendita e/o possibilità commerciali.

Se l’IT non venisse più concepito come “strumento” ma come “strategia integrata”, potrebbe proporre soluzioni coerenti con gli obiettivi di business secondo l’organizzazione per processi: anzitutto individuando le opportunità di miglioramento del processo in essere, poi rilevando le urgenze latenti e proponendo un servizio e/o una soluzione ed infine selezionando la tecnologia necessaria e sviluppandone la soluzione. La definizione di funzione strategica, vede lo sviluppo del dipartimento IT che da Technology Provider diviene Service Provider sino a giungere allo Strategic Provider, dove nel primo ruolo l’obiettivo era il miglioramento della infrastruttura IT poiché considerata come fornitore di tecnologia specializzata; nel secondo, da cui si sta uscendo, è identificare, pianificare e procurare gli specifici servizi richiesti, in questa fase però l’IT è visto come distinto dal business aziendale e quindi come fornitore di servizi, mentre il CIO come esperto tecnico; nel terzo ruolo, infine, l’IT dovrebbe essere considerato come creatore di valore per poter cogliere le nuove possibilità di business, infatti le due funzioni non sono viste come separate ed anzi le nuove tecnologie sono necessarie per la crescita del business; il CIO visto come business problem solver.

Questa evoluzione comporta inevitabilmente dei cambiamenti nel senso di:

  • Posizionamento dell’ICT nel modello organizzativo aziendale, tendendo a contribuire al business in modo diretto.
  • Misurazione delle performance ed allineamento con gli obiettivi aziendali, ovvero con la strategia corporate.
  • Pianificazione, ovvero valutazione degli investimenti e responsabilità nel ritorno degli investimenti stessi.
  • Interfacciamento fra IT e business e possibili fornitori, cioè dialogo e collaborazione.
  • Processi all’interno dell’IT, che devono essere formalizzati e condivisi;
  • Knowledge management, consistente nella diffusione e condivisione delle conoscenze IT, da considerarsi patrimonio aziendale.
  • Service desk, servizio di supporto al cliente (nel caso di outsourcing) o al collega (nel caso di insourcing).
  • Demand management, attività consistente nell’identificare e comprendere le necessità del business interno all’azienda.

Infine, è auspicabile che entro i prossimi anni vi sarà quindi maggiore partecipazione dei CIO ai processi decisionali ed un maggiore allineamento delle performance e degli obiettivi di ICT con le strategie a livello di business aziendale, così da proporre creazione e implementazione di soluzioni che siano sì technology-based, ma che fungano da generatrici di valore per l’intera impresa, sia in termini di costi che di benefici. A questo scopo il CIO ed il loro reparto saranno non solo monitorati in termini di performance21, ma anche stimolati da azioni di incentivazione.
Nonostante questi scopi ben chiari, rimane ancora un altro problema, infatti laddove vi sono funzioni IT proattive e predisposte allo sviluppo, mancano modelli strutturati per allineare le performance e gli obiettivi aziendali (quindi di business) alle performance complessive dello stesso reparto IT.

INNOVAZIONI DELL’IT IN AZIENDA

Innovazioni dell'IT in azienda

Talvolta si parla di “paradosso” quando ci si riferisce alla produttività delle tecnologie informatiche e comunicative perché è difficile individuare il valore economico che l’ICT apporta ma nel contempo le aziende hanno continuato ad investire, chi più chi meno, in questo settore. Banalmente, per produttività si intende la misura di un certo output come conseguenza di un determinato input e, parlando di tecnologie, questo è facilmente visibile se si tratta di general purpose technologies, cioè di tecnologie i cui vantaggi si riscontrano su un vasto numero di mercati e/o settori (come ad esempio il motore a scoppio). Anche le tecnologie informatiche, all’epoca della loro introduzione, sono state viste sotto quest’ottica giacchè avrebbero arrecato vantaggi produttivi a singole persone, ad imprese e a tutta l’economia; ma come è ora risaputo, i risultati dell’information technology sono difficili da misurare se si cerca di analizzare l’intero sistema economico nazionale/internazionale, per cui bisognerebbe focalizzarsi sulla singola organizzazione per determinare l’eventuale aumento della produttività aziendale. Agli inizi degli anni 2000 si è giunti ad una importante constatazione, vale a dire che nel lungo termine l’ICT è in grado di sviluppare progetti di produzione radicalmente innovativi ed efficaci alla condizione di venire associati ad altri tipi di investimenti riguardanti le strutture organizzative, le risorse umane, il modo di lavorare, etc.

Proprio per questo non tutte le aziende approdano agli stessi risultati: risultano di primaria importanza le capacità manageriali di capire e saper gestire i cambiamenti che gli investimenti in IT portano all’impresa.
È utile aprire un focus sull’importanza dell’accettazione, da parte dei dipendenti, delle nuove tecnologie, che dipende sia da come e quanto egli percepisce sia l’utilità sia la facilità d’uso: senza l’interazione con gli utenti, la tecnologia, di per se, non porta alcun beneficio; poi solo con una interazione integrata il dipendente è in grado di rispondere alle richieste attraverso la tecnologia, altrimenti il divario tra esigenze aziendali e soluzioni si amplia.

Ad ogni modo i risultati migliori si sono osservati in certe tipologie di impresa:

  • Aziende che mutano in digitale la maggioranza dei loro processi e che hanno quindi modernizzato la loro organizzazione lavorativa.
  • Aziende che spartiscono i processi di decisione, cioè delegano riducendo le gerarchie o esaltando atteggiamenti organizzativi che premino l’iniziativa.
  • Aziende che diffondono una precisa comunicazione di obiettivi ed esigenze.
  • Aziende che lasciano accedere i dipendenti alle informazioni dell’organizzazione.
  • Aziende che relazionano incentivi a risultati, sotto forma di premi remunerativi individuali o di gruppo.
  • Aziende che sono in grado di investire in capitale umano, sia per quanto riguarda l’assunzione di persone competenti, sia per quanto concerne la formazione del personale già presente in loco.

Con riferimento al paradosso di cui sopra, una cosa è da mettere in evidenza, cioè che un’innovazione per considerarsi strategica e, quindi, dare origine ad un vantaggio concorrenziale sul lungo periodo, deve essere originale e non facilmente imitabile: va da se che l’adozione delle tecnologie non è cosa di nicchia e per le imprese che volessero farne utilizzo, non ci sono grosse barriere all’entrata. Il punto di vista va modificato leggermente poiché, innanzitutto, le offerte dell’ICT non sono oggetti che producono valore di per se, ma sono mezzi da utilizzare in modo appropriato ed intelligente, inoltre è proprio il modo in cui si sfruttano le tecnologie e i correlati investimenti in altri ambiti ad essere strategici, non la tecnologia stessa.

Per concluedere, risulta essenziale dare rilievo all’assimilazione delle tecnologie all’interno dell’azienda, perché solamente dinnanzi ad un alto grado di assimilazione è possibile arrivare ai risultati prefissati: non è sufficiente acquisire le nuove soluzioni informatiche. Con il termine “assimilare” si indica sia modellare le nuove tecnologie alle prerogative dell’impresa, sia, contemporaneamente, preparare l’impresa ad usare correttamente ed in maniera appropriata queste tecnologie.