Problemi di privacy nei sistemi RFID

Problemi di privacy nei sistemi RFID

Dal punto di vista della logistica non sussistono problemi di Privacy, infatti, lo standard EPC Gen2 prevede che i tag RFID contengono solamente un codice univoco cioè un numero di serie. Le preoccupazioni principali riguardano la possibilità che la tecnologia possa essere utilizzata per violare la privacy del possessore degli oggetti “taggati”. Ma nei tag non si identifica il proprietario, ed i tag si leggono a distanze limitate: 30 cm (massimo 60 cm senza creare una nuvola elettromagnetica) per i tag a 13.56Mhz, e 6 metri (massimo 10 metri) per i tag UHF (usati per la logistica dei prodotti e non per i prodotti). I tag UHF non funzionano in presenza di liquidi (il corpo umano è composto al 95% da liquidi) e quindi male si prestano per pedinare una persona.

I sistemi RFID (Radio-Frequency IDentification) possono essere usati anche da soggetti pubblici o privati anche ad altri scopi, quali l’identificazione personale o la tutela della salute. Alcuni particolari usi, come l’impianto di microchip sottopelle, sollevano già oggi problematiche di grande delicatezza che hanno già indotto altre autorità garanti in Europa (e in Italia) a considerarlo inaccettabile sul piano della protezione dei dati personali. Infatti, i tag, quando associati direttamente alle persone, sollevano problematiche relative alla privacy e alla sicurezza, e possono condizionare fortemente l’utilizzo dell’RFID per servizi legati al mercato consumer. In altri termini, l’offerta di servizi al cittadino deve sempre garantire privacy e sicurezza delle informazioni, se punta ad una diffusione di massa, e ciò vale soprattutto per queste etichette, se vogliamo sfruttarne i benefici.

Le problematiche relative alla privacy nei sistemi RFID sono state trattate da Stefano Rodotà, Presidente dell’Authority per la Privacy, in un provvedimento a tutela dei consumatori. Riguardo i possibili rischi di violazione della privacy connessi ai tag RFID applicati ai beni di consumo, il Garante si era già espresso nel suo rendiconto annuale al Parlamento del 28 aprile 2004. A favore della sua posizione, c’è anche il rapporto stilato dal Servizio studi e documentazioni dell’Autorità stessa, che tiene conto degli allarmi lanciati in Europa e negli Stati Uniti dalle associazioni dei consumatori, preoccupati dell’avvento dell’era del Grande Fratello nei supermercati. La risoluzione ormai approvata dalla Conferenza Internazionale delle Commissioni per la protezione dei dati personali, sottolinea la necessità di un’adeguata informativa al cliente nel caso si adottino le tecnologie a radiofrequenza per il tracciamento dei prodotti.

Pubblicato da Vito Lavecchia

Lavecchia Vito Ingegnere Informatico (Politecnico di Bari) Email: [email protected] Sito Web: https://vitolavecchia.altervista.org

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