Differenza tra conservazione attiva e passiva per documenti sonori

Differenza tra conservazione attiva e passiva per documenti sonori

Che cos’è la conservazione di documenti sonori storici

Secondo l’Unesco i documenti sonori storici possono essere divisi a seconda del tipo di supporto:

  • meccanici (ad esempio cilindri fonografici)
  • magnetici (ad esempio bobine, audiocassette)
  • ottici (ad esempio CD audio)
  • digitali (ad esempio hard disk)

Le diverse tecnologie sono soggette a tipi di usura diversi, a seconda dei materiali di cui sono composte. Tra le cause più comuni e ricorrenti vi sono la scarsa cura nel maneggiare tali supporti (con il rischio di apportare danni meccanici come graffi o distorsioni) e la conservazione in ambienti con condizioni di temperatura sfavorevoli o con livelli di umidità troppo elevati, favorendo la proliferazione di funghi e muffe, o in ambienti esposti a polvere e impurità.

Il processo di degradazione fisica del supporto può essere rallentato tramite tecniche di conservazione, ma non può essere evitato poichè non può essere fermato. E’ nata quindi l’esigenza di trovare una soluzione per salvaguardare e tramandare il patrimonio di documenti sonori senza che ne vengano pregiudicate la qualità e l’integrità stessa.

Differenza tra conservazione attiva e passiva per documenti sonori

Differenza tra conservazione attiva e passiva

Nel corso degli anni si sono formate diverse correnti di pensiero, che hanno portato alla nascita di due metodologie contrapposte: conservazione passiva e attiva.

La conservazione passiva mira a prevenire e contrastare le principali cause del deterioramento del supporto originale, tramite tecniche diverse a seconda della sua natura, con l’obiettivo di allungarne la vita, e si divide a sua volta in diretta e indiretta. La prima modalità interviene direttamente sul supporto tramite tecniche di restauro per rallentare i processi di deterioramento e permetterne la conservazione nella maniera più integra possibile. La seconda modalità, invece, cerca di salvaguardare le caratteristiche dei supporti prestando particolari attenzioni e accorgimenti per il loro utilizzo e altresì tramite uno stoccaggio in ambienti controllati.

La conservazione attiva ha invece come obiettivo la salvaguardia del contenuto dei documenti nel tempo, copiandolo in un supporto diverso da quello originale, secondo la filosofia del “preserve the content, not the carrier“. Con l’avvento dell’era digitale, è apparsa sempre più chiara l’importanza della digitalizzazione in questo campo. Con digitalizzazione, si indica il processo di conversione di un segnale dal dominio dei valori continui (segnale analogico) a quello dei valori discreti (segnale digitale). Oltre a introdurre un maggiore grado di longevità nella vita del documento, questa tecnica apporta altri vantaggi, tra cui la fruizione di opere prima difficilmente o parzialmente disponibili, grazie alla facilità con cui si può copiare il materiale digitale. Di conseguenza, si rendono accessibili a un pubblico più ampio quei documenti precedentemente impossibili da consultare nella forma originale.

Tale metodologia di conservazione, però, non è immune da aspetti negativi. In primo luogo sono necessarie competenze specifiche per trattare il supporto nella maniera corretta, in modo da permetterne la digitalizzazione, nonchè una standardizzazione delle tecniche per garantire risultati qualitativamente accettabili per l’uso archivistico (in termini di formati, compressioni, frequenze di campionamento, ecc.). In secondo luogo è necessario disporre di tecnologie di storage con sufficiente capienza e affidabilità. Inoltre, i nuovi supporti su cui vengono copiati i documenti non sono immuni dall’obsolescenza e, infine, vi è il rischio di esportare il segnale in formati compressi, inficiando l’integrità e l’originalità del documento stesso. Al fine di garantire il più fedelmente possibile l’autenticità, archivisti e operatori devono seguire una serie di linee guida e procedure standardizzate, stilate proprio con l’obiettivo di evitare errori e pervenire a un risultato il più ottimale possibile.

Pubblicato da Vito Lavecchia

Lavecchia Vito Ingegnere Informatico (Politecnico di Bari) Email: [email protected] Sito Web: https://vitolavecchia.altervista.org

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