Differenza tra Flexible Working, Remote Working, Telelavoro e Smart Working

Differenza tra Flexible Working, Remote Working, Telelavoro e Smart Working

Flexible Working, Remote Working, Telelavoro e Smart Working

Oggigiorno, in ambito aziendale, si tende a confondere, sovrapporre o addirittura usare come sinonimi i concetti come Flexible Working, Remote Working, Telelavoro, Smart Working o Agile Working utilizzandoli spesso con significati diversi, talvolta differenti dall’uso proprio che hanno acquisito nel tempo. A questo proposito è necessario, quindi, fare chiarezza a riguardo per non rischiare di confonderli tra di loro.

Come già detto in altri articoli, l’evoluzione tecnologica sta abilitando nuove opportunità lavorative che stanno profondamente trasformando le abitudini delle persone, con particolare riferimento al tempo e al luogo in cui viene svolta l’attività, abilitando nuove tipologie di lavori a distanza.

Flexible Working

Innanzitutto, è necessario partire dal concetto più generale di Flexible Working che descrive e incorpora tutte le modalità di lavoro che non coincidono con una programmazione classica e che avvicinano le esigenze dei dipendenti alle necessità produttive dell’azienda, portando alla nascita del concetto di Work-life Balance, ovvero la capacità di bilanciare in modo equilibrato la vita professionale e quella privata.

Il Flexible Working, infatti, presenta diversi tipi di accordi di lavoro che forniscono ai dipendenti una certa flessibilità per quanto riguarda orari, luoghi e contratti di lavoro.

L’azienda quindi fornisce al lavoratore flessibilità su tre principali are:

  1. Flessibilità oraria: orari variabili di ingresso e/o di uscita, settimane compresse, lavoro part-time, lavoro condiviso, lavoro a progetto;
  2. Flessibilità del luogo: ossia mobile working, home working, lavoro in sedi di altre organizzazioni, coworking o hub;
  3. Flessibilità nei contratti di lavoro: freelance, gruppo di associati o altre forme contrattuali alternative.

Remote working e telelavoro

Il Remote Working o lavoro da remoto è una modalità di lavoro appartenente alla categoria del Flexible Working e indica la possibilità di svolgere la propria attività lavorativa in uno spazio diverso dalla propria sede di lavoro.

Il Remote Working quindi non implica che il dipendente debba recarsi ogni giorno sul luogo di lavoro, anzi in alcuni casi il lavoratore non è presente nemmeno nella stessa città, stato o paese, ma sempre da postazioni considerate affidabili dal punto di vista delle connessioni e della riservatezza.

Per quanto riguarda le modalità di lavoro, il remote worker lavora a distanza con le stesse ore di lavoro e lo stesso livello di produttività. Su questo ultimo aspetto le aziende sono molto impegnate perché è quasi impossibile sapere costantemente se un lavoratore in remoto stia effettivamente lavorando, per questo motivo le imprese stanno introducendo nuovi KPI per la valutazione della produttività dei singoli lavoratori. Tali KPI devono comunque essere in grado di contenere livelli di delega più ampi e livelli di responsabilizzazione e ingaggio maggiori dei lavoratori stessi.

All’interno del concetto di Remote Working è possibile far rientrare anche due espressioni come l’home working e il mobile working. Quest’ultimo si rifà molto al concetto di Remote Working in quanto descrive anch’esso un metodo di lavoro che non è legato a una posizione fisica, ma è molto correlato in particolare al ruolo che ha la tecnologia per connettere il dipendente ai servizi e alle reti necessarie per svolgere il proprio lavoro in modo efficace. È naturale che man mano che la tecnologia a disposizione migliora e diventa più innovativa, il lavoro da postazioni remote diventa via via sempre più efficiente. Anche l’Home Working ha alla base gli stessi concetti del Remote Working, ma si differenzia da questo per il fatto che la sede lavorativa diventa esclusivamente l’abitazione del dipendente prediligendo quindi una tecnologia fissa, come ad esempio un dispositivo desktop.

Il Remote Working può essere considerato come l’evoluzione del Telelavoro che trova la sua radice etimologica nel suffisso “telos” che significa, appunto, “lontano”.

Il telelavoro è nato a metà degli anni ’70, negli USA, favorito dallo sviluppo delle tecnologie informatiche, giungendo qualche anno dopo in Europa e definito all’interno dell’art. 2 dell’European Framework Agreement on Telework come una forma di organizzazione che utilizza le tecnologie dell’informazione, nell’ambito di un contratto, che esplica come il lavoro che viene svolto in sede possa essere svolto anche altrove.

Nell’Ordinamento italiano è stato introdotto nel 1998 chiarendo che le Amministrazioni Pubbliche possono avvalersi di forme di lavoro a distanza, autorizzando i propri dipendenti ad effettuare la prestazione lavorativa in luogo diverso dalla sede di lavoro.

A differenza del Remote Working, il Telelavoro implica la presenza fisica del lavoratore all’interno dell’ambiente di lavoro alcune volte alla settimana o al mese, il restante periodo il teleworker svolge i suoi compiti all’esterno quasi sempre presso il domicilio del lavoratore o una sede da lui indicata nella quale dovrà lavorare in maniera stabile.

Il telelavoro viene inteso come una trasposizione delle modalità lavorative aziendali presso un’altra sede nella quale il telelavoratore si serve di un’apparecchiatura collegata ad un’unità centrale aziendale per consentire lo scambio di dati. Il requisito fondamentale del telelavoro è, infatti, la dotazione di strumenti informatici e telematici adeguati, oltre ad una buona connettività internet e segnale mobile in quanto il confronto e la comunicazione con i colleghi avviene maggiormente attraverso piattaforme e applicativi online come Google Meet o Zoom e altre soluzioni di social collaboration.

La postazione di lavoro è allestita direttamente dal datore di lavoro e deve cercare di riprodurre la posizione in azienda con i medesimi strumenti tecnologici e negli stessi intervalli di tempo. Il datore di lavoro deve eseguire, inoltre, delle ispezioni presso l’abitazione del lavoratore per assicurare la regolarità di svolgimento del lavoro e delle condizioni di sicurezza. Oltre a queste caratteristiche il teleworker è obbligato a riposare per 11 ore consecutive ogni 24 ore con astensione dal lavoro da mezzanotte alle 5.

Quindi ricapitolando la modalità di lavoro sopra presentata si fonda su due elementi fondamentali:

  1. Il decentramento produttivo, ovvero la prestazione lavorativa viene svolta in un luogo diverso dalla sede aziendale;
  2. Il collegamento tra il dipendente e il datore di lavoro avviene solo ed unicamente tramite l’uso di tecnologie dell’informazione e della comunicazione.

È importante affermare che esiste anche una tipologia di telelavoro definito “telelavoro offline”. In questa tipologia di telelavoro gli strumenti elettronici e la connessione ad Internet risultano elementi non indispensabili per lo svolgimento del lavoro in quanto il lavoratore, una volta elaborato gli incarichi ricevuti, potrà consegnare quanto fatto per via telematica o fisicamente al datore di lavoro.

In sintesi, il telelavoro può essere considerato una parte specifica di un più generico remote working, ma ancora legato a schemi lavorativi che sono superati da un nuovo concetto di organizzazione del lavoro più contiguo ai profondi cambiamenti del momento: lo Smart Working.

Differenza tra Flexible Working, Remote Working, Telelavoro e Smart Working

Smart Working

Lo Smart Working è incluso nel processo di Digital Transformation coinvolgendo le imprese a 360 gradi in un mondo reale inteso come un sistema informativo esteso. Questa digitalizzazione ha determinato un ripensamento delle modalità di svolgimento delle attività lavorative e più in generale del mondo del lavoro.

Il legislatore, di conseguenza, rispondendo alle nuove esigenze ha considerato lo Smart Working come l’evoluzione giuridica del Telelavoro, cercando in questo modo di superare i limiti di quest’ultimo.

La definizione dello Smart Working è contenuta nella Legge n. 81/2017 che lo tratteggia come “una modalità flessibile di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro favorendo nel contempo la crescita della sua produttività, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro“.

Anche l’Osservatorio SW del Politecnico di Milano ha pronunciato una definizione in merito allo Smart Working descrivendolo come “una nuova filosofia manageriale fondata sulla flessibilità delle persone e sull’autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati. In sintesi, un nuovo approccio al modo di lavorare e collaborare all’interno di un’azienda“.

Viene definito quindi come un nuovo approccio al modo di lavorare e collaborare all’interno di un’azienda che si basa su quattro pilastri fondamentali:

  1. revisione della cultura organizzativa,
  2. elasticità rispetto a orari e luoghi di lavoro,
  3. incremento della dotazione tecnologica,
  4. trasformazione degli spazi fisici.

È, inoltre, da osservarsi che in Italia la locuzione inglese è stata adottata impropriamente con un significato più generico che in inglese è espresso da working from home o remote working. Il caso più emblematico si è verificato durante l’emergenza sanitaria da Covid-19 nella quale veniva definito Smart Working quello che non era classificabile né come Telelavoro né come Smart Working. Il lavoro da remoto emergenziale, infatti, non si basava su un accordo libero tra azienda e lavoratore, ma i lavoratori sono stati costretti a rendere la propria abitazione come unico luogo di lavoro possibile e quindi si sono trovati in una qualche maniera costretti a non dover recarsi più in ufficio per le normali attività lavorative. In sintesi, quello che molti lavoratori si sono costretti a sperimentare è una sorta di lavoro da remoto spinto, definibile in italiano come Smart Working “emergenziale”.

Pubblicato da Vito Lavecchia

Lavecchia Vito Ingegnere Informatico (Politecnico di Bari) Email: [email protected] Sito Web: https://vitolavecchia.altervista.org

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